ITALIABILITYVenezia, le crociere muovono l’economia in sicurezza e a basso impatto

Il dibattito sul tema delle grandi navi in laguna ha assunto una piega insolita e pericolosa, anche alla luce del naufragio della Costa Concordia. E’ comprensibile che l’impatto emotivo possa condi...

Il dibattito sul tema delle grandi navi in laguna ha assunto una piega insolita e pericolosa, anche alla luce del naufragio della Costa Concordia. E’ comprensibile che l’impatto emotivo possa condizionare le valutazioni di chi non conosce l’argomento dal punto di vista tecnico. Tuttavia, è preoccupante osservare autorevoli rappresentanti delle istituzioni paventare il blocco immediato, attraverso provvedimenti e ordinanze, del transito delle grandi navi da crociera.

L’incremento della crocieristica a Venezia è un dato di fatto, ma rappresenta marginalmente un problema di inquinamento e non può essere associato in nessun modo a questioni di sicurezza. Che il naufragio della Concordia non sia un incidente, ma semplicemente la deliberata intenzione del comando dell’unità di portare la nave contro lo scoglio, lo dicono i dati divulgati da CLIA (Cruise Lines International Association) e da ECC ( European Cruise Council).

Sull’inconsistenza dell’argomento sicurezza basta citare un dato. Negli ultimi cinque anni 100 milioni di crocieristi hanno navigato nei mari di tutto il mondo e solo 16 persone sono occorse in incidenti mortali (comprendendo anche chi si è lanciato volontariamente fuori bordo o ha subito incidenti all’interno delle aree portuali).
A Venezia in questi anni si è lavorato tantissimo sulla sicurezza. Le navi entrano nelle bocche di porto assistite dai rimorchiatori, con i piloti locali addestrati a operare in ogni condizione atmosferica. Vengono seguite con i sistemi Global Positioning System e hanno eco-scandagli plotter che offrono al pilota le condizioni del fondale (che a Venezia non è roccioso) e della profondità.

Se l’argomento sicurezza è inesistente, fragile lo è anche quello dell’inquinamento. Il Venice Blue Flag – concordato tra Autorità Portuale e Capitaneria di Porto – impone alle grandi navi di entrare nei porti alimentate da combustibile a basso contenuto di zolfo (pari allo 0,1%) che ha un bassissimo impatto in termini di produzione di sostanze inquinanti.
Anche ammettendo che l’inquinamento della laguna fosse generato dalle navi da crociera e non da quelle mercantili, o dal traffico nautico ordinario, che da tempo immemore solca le acque lagunari, la soluzione non sarebbe certo quella di spostare l’approdo e di conseguenza inquinare, a Pellestrina o a Marghera.

Il contributo all’economia della città del settore crocieristico è stato in questi anni di fondamentale importanza. Intorno a questo filone sono cresciute professioni tradizionali e ne sono nate di nuove. Attraverso gli investimenti della VTP (Venice Terminal Passeggeri) e dell’Autorità Portuale è stata riqualificata la Marittima, una parte della città che oggi oltre che accogliere i passeggeri sta sviluppando una vocazione fieristica. Secondo l’autorità portuale, solo lo scorso anno i passeggeri transitati da Venezia a bordo di navi da crociera sono cresciuti del 22,5% rispetto all’anno precedente. Dal 1997 a oggi l’aumento è stato del 217,56% facendo toccare, nel 2011, oltre 2 milioni e 200 mila passeggeri.

Va ricordato, infine, che i 450 traghetti che oggi collegano Venezia alla Grecia e che attraccano ancora alla stazione Marittima verranno spostati nel 2013 nel nuovo terminal traghetti di Fusina. Ciò significa che già dal prossimo anno vi saranno 900 transiti in meno di navi attraverso il bacino San Marco.

E’ perciò fuori luogo pensare che provvedimenti e ordinanze possano determinare uno stop immediato alle grandi navi. Ha senso invece verificare fino in fondo l’ipotesi del presidente del porto Paolo Costa, che prevede la realizzazione di un nuovo canale che avrebbe il vantaggio di dimezzare il numero dei passaggi nel bacino San Marco e nel canale della Giudecca, attraverso una sorta di senso unico.

Signor Rossi

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