Se l’informazione online viaggia troppo veloce e frammentata, quella delle prime serate e dei programmi di approfondimento è un bisonte, immobile e statica come i plastici esposti da Bruno Vespa. Il celebre presentatore di Porta a Porta ci mostra le sue ennesime costruzioni create ad hoc, dedicate questa volta al terremoto che ha colpito l’Emilia. Prima un plastico che raffigura il (presunto) rischio sismico in Italia e poi uno che rappresenta una miniatura dei tragici capannoni. Un vero e proprio feticismo quello di Vespa verso le “costruzioni tragiche”, tanto da pensare ad una carriera mancata come “architetto dell’occulto”, con tanto di bacchetta per mostrare le falle del capanno. Lungi da me fare moralismi, ma questo tipo di televisione non può avere lunga vita.
Il valore informativo è offuscato dai tempi televisivi, da scarsi approfondimenti, ma soprattutto dalla spettacolarizzazione della tragedia, esposta e plastificata senza pudore, in diretta sul primo canale della televisione pubblica italiana. Le congetture di giornalisti, esperti, o presunti tali e le testimonianze, le tragedie (personali), strappate alla popolazione colpita. Contemporaneamente su twitter si scatenano i commenti sul plastico.
Non credo sia questo il modo per trattare l’argomento, ma probabilmente non esiste un modo “corretto” per raccontare una tragedia del genere. Personalmente ho aprezzato l’approccio di alcuni telegiornali, uno in particolare, di cui non farò il nome e di alcuni blogger e giornalisti online. Su una cosa però sono convinto: “tatto”, “rispetto” e “riflessione” non sono tra le vecchie porte di casa Vespa.