Bat-blogVietato a(ccanirsi su)i minori

Quest’anno sono almeno due i casi di accanimento del mondo dell’informazione su ragazzi e bambini ripresi e fotografati nell’impossibilità di difendersi da un diritto di cronaca che arriva alla bes...

Quest’anno sono almeno due i casi di accanimento del mondo dell’informazione su ragazzi e bambini ripresi e fotografati nell’impossibilità di difendersi da un diritto di cronaca che arriva alla bestialità e alla perdita di ogni dignità.

Il primo è quello della diffusione delle foto dei poveri resti di Sarah Scazzi a cui gli stessi lettori del Corriere.it e del Corriere del Mezzogiorno.it avevano risposto con un “reazione indignata” definita dallo stesso Presidente del Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti come “la sana risposta di un Paese che avverte forte il bisogno di una informazione rispettosa della verità e delle persone”.

La seconda è stata quella della pubblicazione sulla prima pagina de “Il giornale” lo scorso maggio, dell’immagine, all’indomani della strage alla scuola Morvillo Falcone di Brindisi, di una foto irriguardosa di una delle vittime, mostrata seminuda e ustionata.

In questo caso, dopo l’indignazione c’è qualcuno che ha deciso di fare qualcosa. Parlo delle colleghe di G.I.U.L.I.A ( Giornaliste Unite Libere Autonome ndr) che ha presentato un esposto all’Ordine dei Giornalisti della Lombardia. Denunciando “una scelta editoriale cinica in palese violazione con quanto previsto dalle norme sulla deontologia professionale contenute nella Legge istitutiva dell’Ordine, art. 2 e dalla Carta di Treviso”:

“…Nessun bambino dovrà essere sottoposto ad interferenze arbitrarie o illegali nella sua ‘privacy’ né ad illeciti attentati al suo onore e alla sua reputazione…le disposizioni che tutelano la riservatezza dei minori si fondano sul presupposto che la rappresentazione dei loro fatti di vita possa arrecare danno alla loro personalità”.

“Nel caso di minori malati, feriti, svantaggiati o in difficoltà occorre porre particolare attenzione e sensibilità nella diffusione delle immagini e delle vicende al fine di evitare che, in nome di un sentimento pietoso, si arrivi ad un sensazionalismo che finisce per divenire sfruttamento della persona”. (Carta di Treviso 30 marzo 2006)

E non ci sono altre parole.

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