A volte mi chiedo come mai, di fronte a certe notizie, la gente rimanga esterrefatta, come se non si aspettasse di leggere un determinato fatto, che una persona potesse fare determinate cose o altro. E’ il caso di Gianni Alemanno e del Comune di Roma.
Questa mattina, l’edizione on line del quotidiano la Repubblica, nella sezione di Roma, titola a tutta pagina : “Roma, ex della banda della Magliana consulente per le politiche sociali”. Il sunto dell’articolo è che Maurizio Lattarulo è stato assunto quattro anni fa, dal Comune di Roma, come consulente esterno all’assessorato alle politiche sociali e oggi ricopre l’incarico di segretario particolare dell’attuale presidente della Commissione politiche sociali, Giordano Tredicine. Fin qui nulla di strano. Il problema è che questo Lattarulo, oltre ad essere un ex Nar, è stato condannato il 6 ottobre del 2000 “in quanto membro dell’associazione a delinquere banda della Magliana“.
Il giudice che firmò il suo rinvio a giudizio fu Otello Lupacchini (che istruì anche il processo contro tutti i componenti del sodalizio criminale) e nell’ordinanza, il nome di Lattarulo viene citato almeno novanta volte. Il suo “nome in codice” era Provolino ed era “compagno di giochi” di Renatino De Pedis, del cassiere della banda Nicoletti e scagnozzo di Massimo Carminati.
Luppacchini, rispondendo al quotidiano fondato da Eugenio Scalfari, scende nei particolari: «Stava (Lattarulo, ndr) con i ‘testaccinì e le riunioni per decidere gli affari della banda avvenivano in via di Villa Celimontana 38». In base alle carte dell’inchiesta che ha portato alla sua condanna, sembra che Lattarulo gestisse – insieme agli altri boss – i circoli scommesse e le sale giochi della Capitale, utilizzati dalla banda per riciclare i soldi provenienti dall’usura e dallo spaccio di sostanze stupefacenti.
Secondo la Repubblica, in un passaggio dell’ordinanza, una testimonianza di Enrico Boldrini, pentito della gang e negli anni ’80 gestore di un negozio di noleggio di videogiochi finito nel giro della Banda, risulta particolarmente significativa per tracciare un ritratto chiaro di Lattarulo: « Boldrini sostiene che Lattarulo (con Carminati e Maragnoli) andava da lui a riscuotere il pizzo (20 milioni di lire ogni fine mese) per conto di De Pedis. Ridotto in miseria, Boldrini si diede alla latitanza e quando tornò, per ricominciare bussò alla porta di Provolino: “Mi rivolsi a Lattarulo, il quale, in più occasioni, mi erogò finanziamenti per qualche decina di milioni di lire, al tasso del 4 o 5% mensile”. E ancora: “Confermo di aver indirizzato al Lattarulo dei gestori di circoli in difficoltà economiche: si trattava di persone che versavano nelle mie stesse situazioni di vessazione” ».
Immediata la replica del Vicesindaco, Sveva Belviso: «Innanzitutto preciso che il signor Maurizio Lattarulo per il reato di banda armata legata ai Nar è stato prosciolto in fase istruttoria 20 anni fa e mai, gli è stato imputato alcun reato di usura così come è stato riportato. Quando l’ho conosciuto, all’inizio del mio mandato si è presentato dicendo che aveva avuto problemi con la giustizia, precisamente per un reato associativo generico, e che, a quella data, nessun carico pendente risultava in tribunale e che era iniziato il suo percorso riabilitativo, conclusosi poi nel 2010 con sentenza definitiva di riabilitazione Lattarulo quindi, nel 2008, era un cittadino come tanti, nel pieno dei suoi diritti. Proprio per il suo passato, ho pensato potesse rappresentare un esempio concreto di persona riabilitata alla quale dare un’occasione nuova di vita. Possibilità quest’ultima, fra l’altro contenuta nelle competenze dirette dell’assessorato alle Politiche sociali previste dalla Legge 381 del 1981, dedicata proprio al reinserimento lavorativo di detenuti, tossicodipendenti ed ex detenuti».
Parole degne di lode ma che cadono nel vuoto. Chi vi scrive, ormai ha perso ogni sintomo di stupore di fronte l’ennesimo consulente, assessore, portaborse assunto dal Campidoglio che è legato a doppio filo ad ambienti dell’estrema destra e/o della criminalità organizzata.
Il Vicesindaco Belviso dovrebbe cortesemente spiegarci, infatti, se anche Riccardo Mancini - amministratore delegato di Eur S.p.A. , processato per la riunificazione tra Avanguardia Nazionale e Ordine Nuovo, che i massimi esponenti dell’estremismo di destra avrebbero attuato tra il 1975 e il 1976, progettando anche una serie di attentati e rapine di autofinanziamento – condannato ad un anno e nove mesi per violazione della legge sulle armi, sia una persona da riabilitare o che possa essere portato ad esempio e vanto come persona riabilitata che cerca una nuova vita. Per chi non lo sapesse, l’Eur S.p.A. è una società controllata dal Campidoglio e dal Ministero dell’Economia e che ha nel suo patrimonio, immobili per un valore di centinaia e centinaia di milioni di euro.
Un altro redento che cerca una nuova vita sarà anche Stefano Andrini, condannato nel 1989 a quattro anni e otto mesi di reclusione per aver aggredito a sprangate un gruppo di ragazzi davanti al cinema Capranica e nominato, nel 2009, nuovo Amministratore delegato di Ama Servizi Ambiente, la municipalizzata del comune che si occupa della raccolta rifiuti in quaranta comuni della regione Lazio.
Capisco che questi tre persone meritino una seconda chance, ma proprio con i soldi nostri? Capite ora perché non mi stupisco più per un “consulente di troppo”?
MATTEO MARINI
per Wilditaly.net