E’ uno strano destino quello che ha voluto Chelsea e Corinthians, due società di due sobborghi rispettivamente di Londra e S. Paolo, per la prima volta al vertice del loro continente. Due storie lontane, con molti opposti e qualche piccola cosa in comune che si incroceranno quasi sicuramente nel prossimo Mondiale per Clubs a Tokyo.
Da un lato il Corinthians, nato nel 1910 dall’idea di cinque modesti operai Joaquim Ambrogio, Carlos da Silva, Rafael Perrone, Antonio Pereira e Anselmo Correia che riunirono otto ragazzi che giocavano a pallone, dopo aver assistito all’esibizione di una ormai estinta squadra di Londra, il Corinthian, appunto, di cui assunse nome e divisa. Fu già allora una sfida lanciata ai sudditi di Sua Maestà, visto che il calcio in Brasile agli inizi del secolo scorso era un sport d’elite per immigrati di discendenza britannica, ma senza una squadra di Londra oggi a S. Paolo non festeggerebbe nessuno.
Dall’altro lato il Chelsea, la squadra nata nel 1905 dall’idea di un miliardario, tal Gus Mears, nel quartiere di Fulham dove già esisteva un’altra squadra ben presto soppiantata dall’ingombrante presenza dei Blues e dove Mary Quant inventò la minigonna e personaggi come Oscar Wilde e Kate Moss hanno abitato, oggi gestito da un magnate russo e che, altro paradosso, è una delle squadre europee più seguite in Brasile, tanto da avere un sito ufficiale per i fan brasiliani (chelseabrasil.com) e decine di altri organizzati da blogger e tifosi.
E naturalmente non poteva mancare in entrambe una goccia di sangue italiano, che è quella dei due protagonisti che li hanno portati al successo. Roberto Di Matteo, nato in Svizzera, ma italianissimo giunto quasi per caso nella panchina principale del Chelsea nel pieno della crisi del club, dopo l’esonero di Villas Boas ed Adenor Leonardo Bacchi, nonni originari di S. Felice sul Panaro in provincian di Modena, due motivatori abilissimi capaci di risvegliare stelle come Didier Drogba ed Emerson Sheik entrambi classe ’78 ed in partenza dopo il culmine della carriera.
Ed a Tokyo potrebbero esserci anche due ex presidenti, Lula ex presidente brasiliano tifosissimo del Corinthians che ha già fatto sapere di voler essere presente in un’ipotetica finale e Bill Clinton, ex presidente Usa, inserito fra i tifosi d’onore del club inglese e chissà che il fascino calcistico non abbia influito anche sulla scelta del nome da dare alla figlia.