La cassazione ha confermato le condanne a 17 dirigenti della polizia per i fatti della scuola Diaz di Genova durante i giorni del G8. Una decapitazione dei vertici dell’istituzione e degli uomini di fiducia del capo della polizia, Antonio Manganelli, all’epoca dei fatti vice-capo. Tra i condannati ci sono il capo dell’anticrimine Francesco Gratteri, il capo del Servizio centrale operativo Gilberto Caldarozzi e il capo del dipartimento analisi dell’Aisi Giovanni Luperi. Uomini che in questi undici anni di distanza dal G8 hanno servito la Polizia di Stato ed hanno portato a compimento importanti operazioni contro la criminalità organizzata.
Ieri la giustizia ha fatto il suo corso ed è giusto che chi ha sbagliato paghi per il massacro della scuola Diaz. Ma pensare di riassumere tutti i fatti del G8 nella notte di follia della Diaz è troppo semplice: molte cose non hanno funzionato nel G8 di Genova a partire dalla scelta stessa della città ligure come sede per un simile evento.
Genova non è stata scelta dalla Polizia o dai Carabinieri. La folle scelta della città ligure per ospitare il G8 è stata presa dalla politica e la politica dovrebbe essere chiamata a rispondere. Questa è la cosa più grave che nessun processo potrà mai giudicare. Il 2001 era anno di elezioni dunque si è arrivati al G8 con l’organizzazione del governo Amato II e poi la gestione con il Berlusconi II. Con Amato era ministro dell’Interno Enzo Bianco. Con Berlusconi II era ministro dell’Interno Claudio Scajola. I dubbi della politica sulla sede scelta c’erano tutti. Lo stesso Berlusconi aveva dichiarato a Göteborg:«I meriti e le responsabilità di ciò che succederà non saranno nostri, ma di chi ci ha preceduto».
E’ la solita storiaccia italiana in cui, in linea di principio, si cerca di infangare tutto, e se poi, proprio non si riesce, allora si cerca qualche responsabile che deve pagare un po’ per tutti. Stando bene attenti a non toccare mai chi veramente è al vertice delle decisioni e perciò sarebbe il primo responsabile.
@lucaborghini