Siete stupiti delle trattative stato-mafia, delle nostalgie per la Prima Repubblica e delle accuse al repulisti di Tangentopoli e allora sappiate che in Messico nei prossimi sei anni potrà accadere tutto questo, senza scandali e con la popolazione che è pronta ad accettarlo più per stanchezza che per convinzione.
Alla fine ha vinto Enrique Pena Nieto, candidato del Partito Rivoluzionario Istituzionale che per il Messico è un po’ quello che per noi era la DC, un partito permanentemente al governo per decenni e decenni (precisamente dal 1921 al 2000) con grandi progressi economici, realizzati soprattutto con finanziamenti statali, assecondando la corruzione dilagante negli apparati statali centrali e periferici, con la commistione del privato, lasciando che i Cartelli del narcotraffico dilagassero ovunque, per poi esplodere non appena i nuovi governi del PAN dal 2000 hanno scelto la strada del pugno duro.
Ha vinto Pena Nieto con il 37,6 %, pur perdendo molto di quanto gli attribuivano i sondaggi (che lo davano al 45%) e pur con l’ostracismo dei movimenti studenteschi come YoSoy132 e della grande unificazione della sinistra, che con il candidato Lopez Obrador, ha ottenuto il 32,1%, pagando forse la scelta di un candidato troppo vicino alla vecchia sinistra, molto popolare ma poco propenso al dialogo con i moderati e che ancora non si arrende alla sconfitta, sperando in ultime sorprese dalle urne di Città del Messico. Nulla da fare il Partido di Azione Nazionale al governo negli ultimi dodici anni e franato con Vasquez Mota al 25,4%.
Ha vinto Pena Nieto, avvocato, che a dispetto della sua giovane età di 46 anni e del suo aspetto carismatico e telegenico a metà fra il giovane Berlusconi e Josè Mourinho, è già un consumato dirigente politico con molti scheletri nell’armadio. Prima da governatore dello Stato del Mexico dove è stato accusato di aver represso nel sangue nel 2006 una rivolta a S. Salvador Atenco, ora da candidato alleato con governatori come Ulises Ruiz e Fidel Herrera, invischiati in indagini e vicende per violazioni dei diritti umani e legami con i narcos.
Per non parlare della sua immagine di marito e padre di quattro figli (uno da una relazione extra-coniugale mentre un altro, sempre da una relazione esterna, è morto), accusato di aver indirettamente provocato la morte della prima moglie con innumerevoli relazioni e tradimenti con showgirl, giornaliste, tra cui l’ultima affascinante Angelica Rivera, attrice di soap opera, sposata due anni fa.
Ed infine c’è stato il grande appoggio di Televisa, il più importante network televisivo del paese, che praticamente gli ha fatto campagna elettorale e che addirittura, secondo il Guardian, avrebbe pianificato a tavolino la candidatura di Pena Nieto insieme con i poteri forti, la compagnia petrolifera PeMex, l’ex presidente Salinas, numerosi governatori, la Chiesa e perfino l’ex presidente del PAN Vicente Fox, come un perfetto manchurian candidate.
Ora per il latin lover c’è la sfida più grande: quella di mantenere il Messico fra le potenze americane e mondiali, mantenendo il ritmo di crescita e sconfiggendo la malavita organizzata. In tanti parlano di un cambio di strategia ma nessuno dice di cosa si tratta, ma c’è chi pensa ad un clamoroso accordo con i Cartelli del Narcotraffico che hanno fatto precipitare il paese in una spirale di morte, violenze contro donne, immigrati e giornalisti, sparizioni.
Lui ha smentito qualsiasi tregua, ma di sicuro c’è il disimpiego dell’esercito ed un progetto di riconciliazione sociale che punta a programmi sociali in stile brasiliano. E se il PRI otterrà la maggioranza del Congresso non sarà impossibile l’Operazione Nostalgia degli anni ’90