Sarei contento se vincesse la Spagna. Così potremo tornare tutti con i piedi per terra, tornare ai nostri veri problemi degni di nota ed ancora una volta offuscati da inutili lodi per effimere vittorie calcistiche che gli spagnoli meglio di noi non hanno confuso stupidamente con vendette e riscatti sociali che il Calcio non potrà mai dare.
Spero che vinca la Spagna e finisca questa stupida identificazione della Nazionale di Calcio con la Nazione, purtroppo fomentata perfino da complimenti ufficiali della Presidenza della Repubblica con parole come «orgoglio, coraggio», nemmeno si parlasse di soldati al fronte o di lavoratori in cantieri pericolosi (che di questi tempi è un po’ la stessa cosa).
In Spagna, piuttosto che eccitarsi in congratulazioni ed applausi un nutrito gruppo di deputati spagnoli, supportato da decine di migliaia di cittadini spagnoli hanno chiesto alla Federazione Spagnola, proprio in occasione della crisi nel paese e di una possibile vittoria dell’Europeo, di sottoscrivere un patto che escluda l’amnistia fiscale per i calciatori e che gli stessi rinuncino al sontuoso premio di 7 milioni di ero che è stato loro promesso, al punto che gli stessi si stanno organizzando per darlo in beneficenza o rinunciarvi.
Nulla a che vedere con i nostri politici tifosi che hanno già dimenticato spacconate, doping, scommesse e perfino rifiuti dei nostri giocatori nel pagare contributi di solidarietà e nulla hanno chiesto e preteso su premi e tassazioni. D’altronde in Spagna i parlamentari prendono 1/3 di quello che riscuotono gli italiani, quindi un minimo di solidarietà.
Spero che vinca la Spagna e finisca questa ipocrisia che in questi giorni ci fa chiamare eroe chi abbiamo considerato poco tempo fa un guappo di quartiere o peggio ancora uno straniero, perfino un animale, solo per il colore della sua pelle, come se l’Italia non avesse mai avuto in passato campioni di colore, come la saltatrice Fiona May, vincitrice di due mondiali, il cestista Carlton Myers o il pugile Nino La Rocca, per il quale è stata un’impresa ottenere la cittadinanza italiana e perfino una pensione sociale dopo anni di pugni in faccia presi per l’Italia.
Ci sarebbe da considerare che in Spagna, giocatori baschi e catalani (e Dio sa quanto siano «stranieri» baschi e catalani per il resto della Spagna) hanno sempre giocato assieme senza fare notizia ed uno di loro, Andoni Zubizarreta, è stato capitano della Nazionale per una decina di anni. Tutto normale, insomma, niente di straordinario e nessuno si è sognato di scimmiottare la Marcia Real, come pure fece un altro dei nostri idoli, tal Marchisio, quando disse «Roma ladrona» durante l’inno di Mameli nel 2010, subito perdonato nel buonismo generale che solo gli Dei del calcio possono meritarsi.
E spero che vinca la Spagna, soprattutto per dare un taglio a questi continui caroselli, festeggiamenti, conditi di significati politici, economici, in cui la Germania con noi, ha dato uno spettacolo bene poco edificante, oltre a questo morboso fanatismo che associa il cucchiaio di Pirlo, gli scatti polemici di Buffon, la postura da wrestler di Balotelli al talento di tanti nostri italiani che realmente si fanno il mazzo all’Estero e non correndo dietro ad un pallone. Ed anche la Spagna ha avuto le sue vittorie, il suo orgoglio, le sue difficoltà, perfino il suo cucchiaio tenendo ben distinte le cose. Noi, no. Dovevamo trasformare tutto in una pugna epica, con un giornalismo che ci ha messo del suo per fare di questo Europeo, chissà quale momento storico per l’Italia che versa fra gli stracci.
E poi c’è gente che vorrebbe anche dormire in pace, senza alzarsi la mattina dopo, con questo caldo e con il sonno già difficile e trovare monumenti e fontane distrutte o imbrattate o città transennate, cose che in Spagna sanno bene risparmiarsi senza dover progettare assetti di guerra. E pazienza se, a perdere sarà anche Prandelli, perché lui sì, sarebbe l’unico a non meritare una sconfitta di cui, ovviamente, come è solito in Italia, avrebbe tutte le colpe. Perché un po’ meno «italiano» di noi.