Corrado Passera ha presentato il nuovo “decreto sviluppo” che comprende, tra l’altro, la riproposizione della sua vision energetica in chiave di ritorno economico: trivellare il territorio nazionale per estrarre l’oro nero, con un aumento di 25 mila posti di lavoro e mezzo punto di PIL. D’altra parte, se in nome della crisi economica ci dobbiamo beccare l’Ilva senza se e senza, figuriamoci se non possiamo diventare il nuovo Texas d’Europa.
Nell’analisi pubblicata su Linkiesta, il responsabile della segreteria tecnica del ministro Stefano Firpo rivendicava per il decreto sviluppo una novità metodologica, “per la prima volta hanno partecipato al progetto tante realtà solitamente escluse, tante professionalità. Il decreto ha sintetizzato un bell’impegno da parte di una classe dirigente giovane che ha voglia di partecipare.”
La sezione italiana della ASPO è costituita da “gruppi di scienziati e ricercatori indipendenti impegnati soprattutto sulla questione dell’esaurimento delle risorse, in particolare di quelle petrolifere”. Non sappiamo se siano da considerarsi “classe dirigente” né se sono giovani ma, in un comunicato del Maggio scorso, avevano fortemente criticato il metodo con cui il ministro elabora e propone le sue stime. “I ragionamenti del ministro Passera vengono fatti sulla base del conto economico, ovvero in occasioni di profitto, NON in riserve effettive di energia. Questo tipo di stime basate sulla carta e non sulla realtà fisica che ci circonda sono quelle che ci conducono alla situazione di crisi che stiamo sperimentando. Invitiamo caldamente il ministro a fare i conti nel modo giusto: usando le unità di misura fisiche dell’energia, non quelle volatili e aleatorie del mercato economico.“
A beneficio dei tecnici del ministero e del Ministro, ASPO aveva anche fornito qualche numero. “Le riserve certe sono indicate in 66 miliardi di metri cubi di gas e in 77 milioni di tonnellate di petrolio. Consideriamo che 1 metro cubo di metano equivale a circa 0.75 kg di petrolio e abbiamo un totale di circa 50 MTOE (Milioni di Tonnellate Equivalenti di Petrolio) di gas, in totale fra gas e petrolio 127 MTOE. Facciamo un conto più accurato e consideriamo i soli consumi diretti di petrolio e gas annui. Consumiamo circa 75 miliardi di metri cubi all’anno di metano, per cui i 66 miliardi non equivalgono nemmeno al consumo di un solo anno. Se come dice il ministro volessimo coprire il fabbisogno al 20% avremmo solo 4 anni di autonomia; per il petrolio di cui consumiamo circa 80 MTOE anno, le stime sono ugualmente deludenti”
Davide Tabarelli (Nomisma Energia) invece sostiene le ragioni del Ministro. “Le fonti fossili, per continuità e potenza sono adeguate in un Paese industriale né possono essere sostituite dalle rinnovabili” dice il docente di Economia a Bologna che, a proposito delle implicazioni ecologiche aggiunge “se si mantengono gli standard di sicurezza, che in Europa sono migliori di quelli americani, un incidente come quello della Bp nel golfo del Messico da noi non potrebbe capitare, non ci sono pericoli ecologici». L’economista, in due smilze colonne di Repubblica triplica la produzione nazionale di petrolio e gas, riduce i limiti di distanza off shore, estrae il petrolio della Basilicata, disponibile già “nell’acciottolato dei torrenti dove si trovano sassi avvolti nel catrame del sottosuolo”, aumenta la produzione di Eni nella Val d’Agri e di Total e Shell a Monte Alpi, ottimizza l’utilizzo della raffineria Eni di Taranto… e ancora Sicilia, Emilia Romagna, Abruzzo…
Ebbene sì, sempre economisti, come gli ambientalisti istituzionali, gli ecodem, che ragionano solo in chiave di green economy, più economy che green. Sul gas e sui rigassaficatori “siamo assolutamente d’accordo: serve più gas, una rete ampia e servono rigassificatori”. Ermete Realacci, presidente onorario di Legambiente e deputato del PD s’è scordato dell’efficienza energetica. Si giocheranno la partita con una revisione degli incentivi alle rinnovabili e poi via libera… d’altra parte la strategia di Passera non è granchè diversa da quella di Bersani.
p.s. sul tema segnalo anche l’intervista del FQ a Paolo Ferrero (quella a Roberto Della Seta, a seguire, uno se la può anche perdere) e l’interessante chiave di lettura fornita in questo post da Debora Billi “Passera vuole produrre petrolio (quale?) e far passare il gas. Per mezzo punto di PIL? O forse perché stiamo per uscire dall’euro?”