Storia MinimaLe domande imbarazzanti sul tentato linciaggio a Piazza Sion a Gerusalemme

L’articolo di Francesco Battistini che compare oggi sul “Corriere della sera” dal titolo “Tentano di linciare un arabo nel cuore i Gerusalemme. Arrestati sette minorenni” ha suscitato varie reazion...

L’articolo di Francesco Battistini che compare oggi sul “Corriere della sera” dal titolo “Tentano di linciare un arabo nel cuore i Gerusalemme. Arrestati sette minorenni” ha suscitato varie reazioni, sia da parte di chi con radicalità sostiene che Israele dimostra senza più dubbi così di essere un paese razzista, sia di chi circoscrive l’episodio ricordando come un ragazzo ebreo ha allontanato gli assalitori e prestato le prime cure al malcapitato e che le principali autorità israeliane sono intervenute per condannare l’episodio e che un sociologo considera questi episodi alla stregua di tanti simili che avvengono in Europa ed in America e sottolineando come pur concordando con Battistini che rimprovera i genitori, sempre pronti a difendere i loro pargoli, poi il giornalista del “Corriere “avrebbe dovuto ricordare che i leader arabi sono sempre pronti a esaltare le gesta dei loro “terroristi”, a differenza di quanto fanno quelli israeliani.

A me non sembra un’analisi convincente perché a me pare che occorra prendere in considerazione un problema e svolgerlo fino in fondo, per quanto amaro possa essere. E a me sembra che il problema sia il seguente.
Una società cresce e forma l’educazione civica dei suoi cittadini sulla memoria delle persecuzioni subite e sull’indifferenza che è uno dei meccanismi e uno dei supporti principali su cui quelle persecuzioni hanno avuto l’entità, l’estensione e la radicalità che hanno avuto. Di fronte a episodi che ripresentano quella fenomenologia, adottare la filosofia della mela marcia o guardare il bicchiere mezzo pieno non funziona.. Quella società deve interrogarsi sul suo costrutto pedagogico e sulla modalità con cui ha memorizzato il suo passato appunto trasformandolo in educazione civica.

In altre parole provare a farsi delle domande, senza pregiudizi e senza proporre delle comparazioni, che ricordano dati reali, ma che dette ora sembrano soprattutto funzionare da alibi.

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