Dal 1970, in Nigeria, le compagnie petrolifere estraggono petrolio in costante violazione delle leggi, per la massimizzazione dei loro profitti, con effetti disastrosi per l’ambiente e la sopravvivenza stessa dei nigeriani. Oggi Linkiesta dedica un’analisi alla strage di cristiani in corso, nel silenzio della UE. Al proposito, il Ministro degli Esteri Giulio Terzi ha dichiarato: «Mai tacere quando la barbarie si ripete, l’Italia continua l’azione in Ue sulla libertà di religione». E dunque parliamo anche della barbarie dell’inquinamento dei corsi d’acqua nel delta del Niger.
Primo esportatore di petrolio dell’Africa Sub-sahariana, la Nigeria è costantemente “abusata”, come nella migliore tradizione coloniale. L’ambiente naturale devastato da ripetuti sversamenti e dalle piogge acide, causate dalle emissioni in atmosfera esito della tecnica del gas flaring, il sistema più economico per separare il petrolio, una volta estratto, dall’acqua e dal gas. Come sostenuto dalla stessa Eni “Nei Paesi più industrializzati l’abbandono di questa procedura è stato quasi totale ed immediato, poichè il gas prodotto è una risorsa importante e le infrastrutture per l’utilizzo sul posto non sono difficili da realizzare, mentre diverso è il discorso per molti Paesi in via di sviluppo, dove è molto meno sentita la necessità di utilizzare il gas sul posto, mentre elevatissimi sono i costi del suo trasporto altrove.”
Il delta del Niger (acqua e pesce) e i terreni limitrofi (agricoltura), che costituiscono risorsa vitale per la sopravvivenza delle comunità locali, sono avvelenati e determinano un’elevata incidenza di tumori nella popolazione nigeriana.
Oil for nothing è il titolo del documentario realizzato dalla Campagna per la Riforma della Banca Mondiale.
La CRBM ha condotto una missione sul campo “in alcune località molto significative del Delta, dove è stato possibile toccare con mano i disastrosi effetti delle attività di estrazione e ascoltare le testimonianze dirette di decine di persone. Una popolazione esasperata dal gas flaring, dagli sversamenti di petrolio e dalla militarizzazione del territorio che oggi chiede alle multinazionali di smettere di trivellare, lasciare l’oro nero nel sottosuolo e iniziare la bonifica della regione.”
L’Unione Europea elabora politiche per la sostenibilità ambientale, la lotta ai cambiamenti climatici, la tutela dei diritti umani. Che il Ministro degli Esteri Terzi, oltre che sulla barbarie della strage dei cristiani, eserciti pressioni sull’UE e su Eni (di cui il collega Ministro dell’economia è socio per il 30,2%) anche su questo fronte. La libertà di religione è un diritto che rientra nella più ampia categoria dei diritti umani.
Scarica qui il rapporto della missione: “Il Delta dei veleni. Gli impatti delle attività dell’Eni e delle altre multinazionali del petrolio in Nigeria”.