La “società dell’osservazione” (http://www.linkiesta.it/blogs/questioni-di-metodo/la-societa-dell-osservazione) sta modificando anche le professioni della sicurezza: vigilantes, guardie del corpo, guardie carcerari, servizi segreti, usano costantemente tecniche che hanno alla base l’osservazione. Questo è ancor più evidente nel caso di tre fondamentali attività di polizia (genericamente intesa) che hanno una forte affinità con l’osservazione etnografica (oltre che con l’intervista, nel caso dell’interrogatorio): il pedinamento, il pattugliamento e l’infiltrarsi.
Il pedinamento
Il pedinamento è un’attività, lunga e paziente, di osservazione e tallonamento di una persona al fine di raccogliere informazioni sulle sue attività, abitudini, relazioni sociali, piani di azione. Esso avviene solitamente attraverso l’attività coordinata di più persone, che seguono solo per alcuni tratti la persona-bersaglio che poi lasciano in consegna a un altro pedinatore, in modo da non insospettire il pedinato. A tal fine colui che pedina deve spesso precedere il pedinato, cioè trovarsi nei suoi luoghi di transito (bar, locali pubblici ecc.) prima del suo arrivo. L’attività di pedinamento è supportata da travestimenti [cfr. le serie televisive degli anni Settanta Toma o Baretta, basate su episodi reali della vita del poliziotto del New Jersey David Toma, oppure il film Serpico (1973) di Sidney Lumet, anch’esso basato la vera storia di Frank Serpico, un poliziotto di New York che mise in luce la corruzione dei suoi colleghi], da sistemi elettronici (microspie, cimici, telecamere, sistemi di tracciamento ecc.) e dall’uso di infiltrati oppure di informatori, proprio nella ricerca etnografica.
Il pedinamento, come tecnica d’indagine, è entrato anche nel mondo della fisica delle reti complesse. Ad esempio nella rivista Nature è stato pubblicato uno studio di Gonzáles, Hidalgo e Barabási (2008), i quali hanno seguito gli spostamenti e le traiettorie di 100.000 individui, nell’arco di sei mesi, sfruttando le tracce lasciate dalla registrazione cronologica del segnale dei loro telefoni cellulari. Hanno così scoperto che, nella mobilità, gli esseri umani sono molto prevedibili; difficilmente deviamo dai nostri percorsi abitudinari. Tutto il contrario degli uccelli in volo in cerca di cibo, delle fluttuazioni della borsa o della diffusione di virus su Internet, cui finora si tendeva a accomunare anche gli spostamenti umani.
Il pedinamento è un’attività appropriata nel caso si abbia l’obiettivo di raggiungere risultati immediati e gli ambienti indagati abbiano diverse aree di permeabilità (come nel caso di spacciatori, narcotrafficanti, criminali comuni, alcuni tipi di terrorismo, ecc.). Tuttavia in ambienti e culture meno permeabili (come nel caso del terrorismo politico, quello di matrice islamica, la mafia ecc.) le indagini si possono prolungare per anni e occorrono strategie di lungo periodo.
Questa situazione è ben descritta in un breve manualetto dal titolo L’azione. Tecnica di lotta anticrimine (2002), scritto dal Sergio de Caprio (nome di battaglia Capitano Ultimo), ora colonnello dei carabinieri, e adottato in molte scuole di polizia. De Caprio fu colui che organizzò e diresse la cattura del capo di Cosa Nostra Salvatore Riina, dopo ventitre anni di latitanza. In questo libro, un testo fondamentale sulle tecniche investigative, una cui copia fu trovata nel nascondiglio dell’altro capo di Cosa Nostra Bernardo Provenzano (anch’esso catturato, dopo quarant’anni di latitanza, allo stesso modo), de Caprio scrive:
non servono gli infiltrati. Non servono né gli informatori, né i mercenari. Non servono scambi o patti fra buoni e cattivi. Serve il tempo lungo dell’osservazione: pedinare, filmare, ascoltare, identificare, disegnare i punti della mappa. Serve vivere accanto ai sospetti rimanendo invisibili nel campo di battaglia. Serve imparare a muoversi come loro, a pensare come loro, a identificare tutte le traiettorie della complicità, i ruoli, le identità, fino a conoscere tutto a punto di interiorizzare l’avversario per prevederlo, annientarlo.
Il pedinamento sta diventando sempre più diffuso e noto al grande pubblico; tant’è che quasi ogni giorno i quotidiani riportano notizie di falsi invalidi, come ad esempio non vedenti ripresi a fare la spesa al supermercato, guidare, giocare davanti a una slot machine, tagliare la legna, a riparare la bicicletta ecc. Dall’inizio dell’anno la Guardia di Finanza ha scoperto oltre 3.400 persone che percepivano indebitamente pensioni o assegni di sostegno. I 1.844 falsi poveri e i 1.565 falsi invalidi sono costati alle casse dello Stato oltre 60 milioni, ora in fase di recupero. Oltre ai falsi invalidi ci sono braccianti agricoli che percepivano indennità di disoccupazione, maternità o malattia; un dipendente scolastico in malattia che andava per tartufi con i suoi cani, ecc.
Falsi poveri non sono solo coloro che percepiscono sussidi o agevolazioni senza averne diritto; ma anche coloro che dichiaravano redditi tali da consentirgli di godere di alloggi pubblici oppure di non pagare gli alimenti al coniuge (art. 438 cod. civ.) e il mantenimento dei figli (art. 147 cod. civ.). In tempi recenti gli avvocati hanno cominciato ad avvalersi sempre più diffusamente di consulenze (di pedinamento) per scoprire il reale stile di vita del coniuge inadempiente…
Il pedinamento diventa sempre più capillare mediante l’aggiornamento tecnologico. Nel 2010 in Gran Bretagna è partita la sperimentazione dello SpeedSpike, un sistema che attraverso il satellite riesce a seguire costantemente tutte le infrazioni di ogni singola vettura, immortalandone la targa.
Il pattugliamento
Un’altra serie di tecniche basate sull’osservazione ha a che fare con il controllo del territorio, attività routinaria ma fondamentale per la prevenzione e la repressione del crimine. Essa si basa sulla ronda (il presidiare un obiettivo sensibile come un’ambasciata, una caserma, un palazzo governativo ecc.) oppure sul pattugliamento (patroling), la ricognizione mediante moto o auto. Nel 1972 il sociologo Harvey Sacks, prima di dedicarsi esclusivamente allo studio della conversazione, pubblicò un saggio dal titolo Notes on police assessment of moral character. Questo lavoro, basato su una ricerca etnografica, indagava l’attività socio-cognitiva degli agenti delle volanti che pattugliano un territorio con l’obiettivo di arrestare criminali e fermare sospetti. Nel “valutare la moralità” delle persone che osservavano, i poliziotti si basavano fondamentalmente sull’aspetto e, in definitiva, sui propri stereotipi e pregiudizi. Sacks descrive come i poliziotti insegnavano ai novizi a ‘vedere’, a ‘riconoscere’, a ‘rendere osservabili’, i comportamenti devianti o sospetti. Infatti la prima volta che un novizio va in pattuglia non vede nulla di interessante o sospetto. Il suo sguardo si affina solo in seguito, a contatto con i colleghi più esperti.
Il pattugliamento avviene anche mediante elicottero; e non solo per operazioni di polizia, ma anche civili; come ad esempio scoprire le infrazioni catastali. Infatti sono molti i cittadini che, negli ultimi tempi, si sono visti recapitare cartelle esattoriali con allegata la foto della variazione (della loro proprietà) non denunciata al catasto.
L’appostamento
L’Italia è un Paese strano. Si sa. Una delle tante stranezze è che, seppur nel 2009 solo 76.000 italiani abbiano dichiarato un reddito di più di 200.000 lordi (che netti divengono circa la metà), in quello stesso anno sono state vendute in Italia più di 200.000 auto di lusso dal prezzo medio di circa 100.000 euro. E siccome è impensabile che tutto il loro guadagno netto annuo finisca nell’acquisto di un’auto, i conti certamente non tornano. Si potrebbe pensare che con qualche incrocio di dati e qualche verifica si possa scoprire questi evasori. Invece non è affatto semplice perché queste auto sono intestate a prestanome oppure a società, e venirne a capo è davvero complicato.
Da qualche tempo la Guardia di Finanza (oltre ai controlli) ha adottato una strategia complementare: il venerdì o il sabato sera si ferma nelle vicinanze di un locale di lusso e aspetta che i frequentatori riprendano la strada di casa. A questo punto la macchina viene fermata e si controlla l’identità del guidatore o guidatrice. E da questo momento scatta l’indagine: la macchina è di sua proprietà? Ha un reddito all’altezza del bolide che guida? Se no, chi gliela ha prestata? E’ forse un prestanome? E’ forse una società? Che rapporti ha con queste ultime? Ecc.
Forse l’Agenzia delle Entrate e il Governo in carica anziché avvalersi di redditometri, indicatori di stili di vita o studi di settore (tutti strumenti standardizzati che faticano a cogliere i comportamenti individuali) potrebbero ricorrere a strategie osservative a base etnografica.
Altre professioni della sicurezza
Le tecniche di osservazione sono alla base anche di altre professioni della sicurezza come quella del poliziotto privato o vigilante (che sosta davanti alle banche o all’interno dei supermercati), della guardia carceraria che monitora il comportamento dei detenuti, del pilota di aerei da ricognizione che perlustra il territorio prima di un’azione militare, dell’agente segreto che in borghese controlla i movimenti della persona-bersaglio e, infine, della guardia del corpo sempre con gli occhi aperti nel tentativo di proteggere il suo cliente: fra i tanti film sull’argomento si può segnalare The Bodyguard (1992) di Mick Jackson, Man on Fire (2004) di Tony Scott oppure la serie televisiva inglese Bodyguards, iniziata nel 1996.
Peraltro lo studio attento di queste professioni avrebbe molte cose da insegnare agli antropologi e agli etnografi in generale che potrebbero così affinare il loro sguardo a vedere, scrutare, riconoscere.
Le politiche della destabilizzazione: criminalità e terrorismo
La criminalità usa pressappoco gli stessi strumenti della polizia. Sembra paradossale. Tuttavia questo mostra come quella del poliziotto e del criminale siano due professioni simmetriche e speculari, due facce della stessa medaglia, proprio come lo sono normalità e devianza. Coloro che rapinano (dalle banche agli appartamenti di lusso) preparano nei dettagli le loro operazioni dopo mesi o settimane di osservazione [cfr. il film La Bonne Année (1973) di Claude Lelouch, in cui il protagonista Lino Ventura, dopo molti appostamenti e travestimenti, rapinerà una gioielleria); i terroristi e gli agenti dei servizi segreti (più o meno deviati) pedinano per mesi il bersaglio da eliminare o rapire; su di esso prendono appunti, segnano orari, abitudini, relazioni; allo stesso modo si comportano coloro che pianificano attentati, agguati e imboscate. La serie potrebbe continuare, ma il discorso si farebbe troppo lungo.
Quello che invece mi preme sottolineare è come, al di là delle apparenze, ci siano molte cose in comune tra poliziotti e criminali. Proprio perché si rendono continuamente reciprocamente osservabili e intelligibili, e mantengono un orientamento comune sulla stessa scena. Non a caso una volta un agente mi disse che il poliziotto più bravo in assoluto è in realtà un criminale mancato. Sarà vero? Voi che ne pensate?
Riferimenti
Ultimo (2002), L’azione. Tecnica di lotta anticrimine, Roma: Laurus Robuffo
Ultimo (2006), La lotta anticrimine. Intelligence e azione, Roma: Laurus Robuffo.
Gobo, Giampietro (2009), La società dell’osservazione. Nuove opportunità per la ricerca etnografica, in «Rassegna Italiana di Sociologia», L, 1, pp. 101-131.
Sacks, Harvey (1972) Notes on police assessment of moral character, in D.H. Sudnow (a cura di), Studies in social interaction, New York: Free Press, 280-293.