La prima grande domanda che dobbiamo porci e che da giorni mi sta massacrando il cervello è se una vignetta su Maometto, piuttosto che su Buddha o Gesù faccia ridere veramente qualcuno, se ci sia così tanta ilarità dal fare barzellette sconce di sfondo religioso e se tutto ciò valga la chiusura di scuole, ambasciate ed il guardarsi le spalle per eventuali minacce.
Sì, lo so, mi direte voi, caro illuso D’Addesio non ci arrivi proprio? Lo scopo non è quello di far ridere ma di insistere sulla libertà di espressione, di non farsi schiacciare per meri motivi di fanatismo religioso, di non piegarsi, ma a cosa serve la libertà di espressione se non è usata per cose intelligenti e non lo è di certo insistere in questa inutile satira che non colpisce nessuno, anzi alimenta il fanatismo e mette in difficoltà ed in imbarazzo i credenti veri.
Da sempre la satira ha come obiettivo far sorridere e far indignare i suoi destinatari ma non penso che Maometto, Allah, Gesù Cristo siano fortemente indignati o abbiano fatto pervenire lettere di protesta contro Charlie Hedbo o quello stupido regista ed autore di “Innocence of Muslims” e comunque mi sembrano i soggetti meno indicati per essere bersaglio di satira, di vignette, che nella maggior parte dei casi sono volgari, ignoranti ed inutili e sono soltanto fonte di provocazione.
Ben vengano dunque le proteste degli islamici, ben venga la richiesta di rispetto e di orgoglio di molti paesi, di molti capi religiosi che pretendono la rimozione di quelle vignette e di quel film. Sarebbe ora di smetterla di giocare con la religione, con la morale e la fede di ciascuna persona, maneggiandola come se fosse un giocattolo. Non vedo perché io cristiano o ateo o agnostico debba fare dell’umorismo gratuito sull’Islamismo ed aspettarmi che altri mi abbraccino fraternamente. Perché non lasciarli in pace, perché non smetterla? Forse ci sentiamo veramente superiori da poter ironizzare sugli altri in nome della Dea Libertà? Non è una questione di intoccabilità, come dice il direttore presuntuosello di Charlie Hebdo a cui andrebbe chiesto cosa proverebbe nel caso venisse pubblicata una vignetta di sua moglie nuda a letto con il direttore della rivista rivale.
La libertà religiosa è qualcosa che rientra in molti casi pienamente nella sfera personale ed emotiva di un individuo e la vera libertà espressione del pensiero implica l’assenza di offese e di provocazioni e poco conta pretendere che la stessa cosa valga negli altri paesi. So già che in tanti saranno pronti a tuonare sul perché in Iran, in Egitto, in Siria non si ha la stessa libertà di religione, di culto, di espressione ed a questi io dico: arrangiatevi! Non siete obbligati ad averla e ad andarci e se proprio dovete farlo, la vostra libertà conservatela nel pensiero, nella mente per ogni singola cosa che vi appartiene. Insomma smettetela di voler cambiare il mondo a suon di provocazioni perché forse stiamo perdendo di vista il senso stesso della libertà che è quello di non rompere le scatole agli altri, specie se gli altri non hanno voglia di ridere o di essere presi in giro. Semplice, no?