di PAOLO PAOLI – http://www.officinedemocratiche.it
“…proseguirò il mio racconto parlandovi delle grandi città come di quelle minori. Perchè la maggior parte della città che in precedenza erano grandi sono diventate insignificanti; e quelle che oggi sono potenti erano un tempo irrilevanti. Quindi parlerò ugualmente di entrambe, convinto che la felicità umana non prosegue mai a lungo in uno stesso posto” (Erodoto, Le Storie)
Stiamo vivendo un’era di trasformazione economica e sociale, profonda almeno quanto quella che ha visto il passaggio dall’economia agricola all’economia industriale. Il futuro dell’ economia e della società in cui viviamo è sempre più influenzato dalla creatività, dalla capacità di produrre idee, conoscenze, innovazione.
Questa capacità è sempre stata importante ma in questi ultimi venti anni è letteralmente esplosa: la competizione coinvolge sempre più interi territori e si va delineando un nuovo paradigma: gli investimenti di capitale si vanno canalizzando verso i luoghi di attrazione delle risorse umane specializzate.
Queste ultime, nei Paesi sviluppati, ricercano luoghi dove la creatività si integra con elevati livelli di qualità della vita; la classe creativa è molto flessibile, si sposta in continuazione ed è richiamata dagli insediamenti in grado di offrire le più cospicue opportunità di lavoro e le migliori condizioni di vita. Le zone che offrono attrattive culturali di alto livello sono anche quelle con le migliori performance economiche. E così città che vivono processi di de-industrializzazione si costruiscono una nuova immagine, centrata sulla cultura, o meglio sulla combinazione tra cultura e sviluppo socio-economico. La cultura:
– si qualifica come parte di una catena di generazione di valore, che può addirittura assumere una dimensione globale;
– rappresenta un eccezionale veicolo promozionale per il territorio, esalta la sua originalità, i caratteri peculiari e unici, comunica messaggi e saperi;
– si propone come fattore capace di caratterizzare la scena di un luogo, soprattutto di una città, di attrarre talenti e creativi e rappresenta un fattore incentivante la creatività, la flessibilità, la capacità di innovare;
– diviene un veicolo promozionale per le città e, sempre più spesso, attorno ad essa ruotano progetti di ridefinizione dell’immagine urbana e di riorganizzazione urbanistica (es. Bilbao, Barcellona, Genova).
Le città possono divenire esse stesse competitive, in virtù della loro capacità di attirare, convogliare e riunire i migliori talenti, muniti delle cognizioni più avanzate. La concentrazione della “classe creativa” è più intensa nelle città contraddistinte dalla presenza di individui con un elevato livello di conoscenze (il talento), dalla presenza di imprese high-tech, da un’alta quantità di brevetti prodotti (la tecnologia) e dalla permanenza di un numero rilevante di stranieri e di “minoranze” (la tolleranza). La qualità di una città, definita dalla compresenza in loco e dall’intreccio di tutti gli elementi indicati, è uno degli elementi di maggiore importanza e di più forte attrazione per i talenti creativi. Questa caratteristica di un territorio si può effettivamente accertare, in relazione a tre aspetti preminenti:
– l’assetto strutturale, che costituisce l’insieme dei fattori in grado di configurare un contesto favorevole allo svolgimento di una vita creativa, ma anche alla connessione in rete e all’estensione delle informazioni;
– l’ambiente sociale, che si fonda sulla tolleranza e sull’interazione tra gli individui, oltre che sui nessi culturali, sociali e tecnologici, in grado di agevolare nuove occasioni di crescita professionale;
– la qualità esistenziale, che è contraddistinta dalla presenza diffusa e dal funzionamento, quanto più prolungato, di attività per il tempo libero e la persona, come auditorium, gallerie d’arte, cinema, spazi teatrali, librerie, ristoranti, caffè, impianti sportivi, centri commerciali, locali notturni e così via.
Di fronte alle dimensioni assunte dai processi di trasformazione economica e urbana, occorre che le città si pongano l’obiettivo di costruire un clima (e un tessuto infrastrutturale) orientato al richiamo delle competenze appartenenti alla “classe creativa”.
Attraverso l’attrazione di una risorsa rara come quella degli ingegni più altamente qualificati, le metropoli possono diventare appealing anche per le imprese e il mondo degli affari.