Al gelo della steppa nordica. Meno 40 gradi d’inverno, più 40 l’estate. Una città costruita per decreto, da zero, dal presidente Nazarbayev. Nel 1997. Per farne simbolo e vetrina del Kazakistan. Una moderna Utopia. Il sogno di ogni pianificatore. La città ex novo. Quasi. Grattacieli e cupole griffate. Una finta spiaggia con sabbie delle Maldive. Centri Commerciali con palestra di roccia, bowling e pista di pattinaggio. Che sostituiscono le piazze all’aperto. Il Khan Shatyr, lo shopping mall firmato da Norman Foster. Appartamenti di lusso e supermercati moderni. Una città con lo stupefacente skyline in continua evoluzione. Ma anche un centro con una sua storia. Certo recente. Ma testimoniata. Nel cuore del centro, lungo via Bokeikhan che segue il fiume Ishim, da edifici dalle funzioni differenti. Dall’ambasciata ucraina, ex dimora di un mercante russo. Come da una pasticceria con mattoni che risalgono al 1917. In fondo ad Abai Avenue, nascosta tra i grattacieli, c’è una vecchia villa a due piani con giardino. Il recinto data 1850. Prima dell’Urss, qui c’era una moschea.
Ma Astana è anche una città dalla popolazione in crescita. Giovanissima e triplicata in pochi anni. Oggi sono 700mila, ma il governo ne promette 1,2 milioni a breve. E ne progetta l’ulteriore espansione. D’altra parte Astana costituisce il naturale approdo per molte delle persone che sono in paesi e città vicine. Le offerte di lavoro non mancano. Anche per questo è una città di yuppie. Di giovani che hanno avuto l’occasione di studiare, beneficiando di borse offerte dal governo, in qualche capitale mondiale. Ma che una volta terminata quell’esperienza sono tornati nel proprio Paese. Per provare a continuare il “sogno”.
Astana, la città nuova, è il luogo ideale per cominciare una nuova vita. Per vedere le luci abbaglianti riflesse dagli edifici moderni, con occhi meno tristi. Per provare a giocare la propria partita. Senza sapere dall’inizio, il risultato finale.
27 Ottobre 2012