di ERNESTO MARIA RUFFINI – http://www.officinedemocratiche.it
Sull’evasione fiscale entrambi i candidati promettono una lotta decisa, ma, lo dico subito e poi lo spiego, fra i due programmi, quello di Renzi vince per abbandono del campo da parte dell’avversario, avendo però mostrato di intuire qual è il corretto schieramento della formazione.
Bersani non va più in là della semplice affermazione; mi si dirà che “il-PD-ha-ampiamente-esposto-le-linee-programmatiche-nei-luoghi-destinati-al-dibattito-interno-e-alla-elaborazione-delle-proposte”, ma per me sarebbe anche ora che il PD si facesse conoscere dagli elettori in modo semplice e comprensibile e non lasciasse agli elettori, novelli Colombo, il compito di andare alla sua scoperta. Ho provato a cercare la proposta qui (proposte), qui (posizioni ufficiali del PD) e, ovviamente, anche qui (carta d’intenti), ho navigato per più di mezz’ora ma non ho trovato nulla di particolare sull’evasione fiscale. Anche a voler leggere le 6 pagine che Fassina (responsabile economico del PD) dedica all’evasione nel suo libro (Il lavoro prima di tutto, pagg. 151-156), si trova un resoconto degli eventi successivi al 2006 e uno studio delle cause; grazie della lezione di storia e di sociologia fiscali, ma come pensa di recuperare i soldi dell’evasione?
Chiuso in modo inevitabilmente sommario il capitolo Bersani, apro quello dedicato a Renzi. Elenco brevemente le proposte:
– agenzia per combattere l’evasione;
– dichiarazione dei redditi pre-compilata dall’Agenzia delle Entrate;
– semplificazione amministrativa (con la trasmissione telematica dei dati in primo piano) e normativa;
E le sintetizzo in due i principi ispiratori: 1) un fisco che aiuti il contribuente (trasmissione telematica, precompilazione della dichiarazione, semplificazione) e 2) la concentrazione degli sforzi (agenzia unica). E vi aggiungo lo strumento principale di azione: l’informatica.
Qualcuno ha già obiettato che il fisco italiano è già molto avanti nell’informatizzazione nel confronto mondiale, il che è vero; ma lo è in base ai criteri degli anni novanta, quando l’informatica era solo il vestito nuovo delle vecchie procedure cartacee, in particolare di quelle dichiarative. L’informatica degli anni 2000, però, non si adatta alle procedure esistenti, ma le modella e le modifica, costringe a razionalizzare gli adempimenti e quindi anche la normativa. Di qui la necessità di un nuovo salto di qualità, che trasformi il fisco da soggetto che richiede adempimenti a fornitore di servizi, come la precompilazione delle dichiarazioni, basate sui dati trasmessi telematicamente dei contribuenti. Trasmissione che però, aggiungo io, deve essere continua e non annuale, basata sulla fatturazione elettronica e la comunicazione dei corrispettivi, in modo da consentire la tenuta della contabilità in autonomia e senza spese da parte dei contribuenti.
Non si tratta di obiettivi impossibili, come sostiene qualcuno, ma di realtà già presenti ed operanti in amministrazioni fiscali di paesi, anche di grandi dimensioni; obiettivi per i quali possiamo contare anche sull’aiuto di organizzazioni internazionali, come il FMI ha già fatto proprio per la prima informatizzazione del fisco italiano.
L’informatica costituisce anche il motore della concentrazione degli sforzi. Dietro la sigla dell’agenzia unica si deve leggere non solo un’unione di risorse umane (Agenzia delle entrate e Guardia di finanze), ma anche di risorse informative. Una delle piaghe del nostro sistema sono i troppi dati richiesti, immagazzinati in troppe banche dati spesso non collegate fra di loro e quindi non sfruttabili adeguatamente dagli accertatori. La commissione di vigilanza sull’anagrafe tributaria lo ha scritto nella sua ultima relazione (pag. 44) ed ha sottolineato come proprio la fatturazione elettronica, sopra richiamata, possa costituire il driver fondamentale per la riorganizzazione e l’unificazione di tali banche dati.
Il risultato finale deve essere un sistema di monitoraggio il più possibile completo dei flussi fra le aziende e fra aziende e consumatori finali per arrivare ad accertare con esattezza il reddito effettivo, riducendo il ricorso a commercialisti e consulenti del lavoro alle questioni veramente importanti. Il concordato preventivo – un’altra proposta di Renzi – può complementare tale sistema nella sua fase di avvio, ma dovrà essere abbandonato mano a mano si chiude la rete dei dati trasmessi informaticamente.
Mentre resto in attesa, come tutti gli elettori di centrosinistra, di conoscere quali siano le concrete proposte di Bersani, riesco a leggere in quelle di Renzi le linee di un piano sistematico di lotta all’evasione molto prossimo a quello che ho sempre auspicato.