È tra i libri più venduti parlando di cose che nessuno sa. Riccioli biondi e occhi profondi d’azzurro, Alessandro D’Avenia, trentacinque anni, insegnante e scrittore, incanta i giovani con i suoi primi due romanzi Bianca come il latte, rossa come il sangue (2010) e Cose che nessuno sa (2011).
Un successo che si spiega leggendo i suoi libri, pagina dopo pagina. Storie di adolescenti, con le stesse paure, gli stessi sogni e la stessa voglia di scrivere la propria vita. Storie sempre esistite in attesa di essere raccontate. Storie in cui ritroviamo parte di noi, in un intreccio di amore e dolore.
Ed è proprio con la sofferenza che deve fare i conti Leo, sedicenne alle prese con il liceo classico e giornate dal sapore di asfalto polveroso a scuola, protagonista di Bianca come il latte, rossa come il sangue. Sarà il supplente di storia e filosofia a fargli riscoprire la bellezza dei sogni, credere in sé stesso e scrivere la sua storia. Perché quando scopre che Beatrice, il suo più grande sogno, è malata di leucemia allora tutto sembra cadere a pezzi. E ti chiedi perché c’è il dolore, la morte, a che cosa serve sognare se poi tutto crolla, e dov’è Dio in tutto questo: domande che sono sempre state dentro di noi e a cui Leo trova la sua risposta alla fine del romanzo.
Crede nei sogni, D’Avenia, ma prima di tutto negli adolescenti. Parla dei giovani per come sono veramente e soprattutto parla col cuore. Perché fa sognare insegnandoci che una vita senza sogni è un giardino senza fiori, ma una vita di sogni impossibili è un giardino di fiori finti. Lo sanno bene i suoi lettori, che in tantissimi lasciano commenti, ringraziamenti e pensieri sulla sua bacheca di Facebook. Non è tra quelli che classificano i ragazzi tra alcol e droga: lui, D’Avenia, vede nei suoi alunni la madreperla che diventeranno, proprio come una splendida perla fiorisce nell’ostrica in seguito all’attacco di un predatore marino. Perché questo è il segreto del dolore: sa dove si nasconde la vita e se ne nutre per farle crescere le ali. Ragazzi pieni di coraggio e voglia di cambiare il mondo: lo sa bene il nostro scrittore che deve fare i conti con studenti sedicenni in un liceo milanese.
Storia, questa, che è poi quella di Margherita, quattordicenne protagonista delle vicende del secondo romanzo Cose che nessuno sa. Perché quando suona la campanella della prima liceo, con tutta la sua magia, attesa e paura, suo papà annuncia che non tornerà più a casa? Perché succede tutto questo? Sono cose che nessuno sa. Margherita parte così alla ricerca del padre come fece Telemaco spronato dalla dea Atena.
Sentire e leggere queste cose è forse quello di cui più abbiamo bisogno in un periodo di crisi e di rinunce come quello attuale. Perché sono i sogni che ti fanno credere in grande, è il dolore che se all’inizio inspiegabile si schiude poi alla bellezza e sono le domande a farti percepire il mistero della vita. Soprattutto se dietro a tutto questo c’è quell’attrazione senza fine che move il sole e l’altre stelle: l’amore.
“Così è l’amore. Comincia con un mistero e la risposta da dare a quel mistero è il segreto della sua duratura. La luce oscura di quel mistero abbracciava tutto, e per lei, per la prima volta da quando suo padre se n’era andato, non si sentì sola.” (Cose che nessuno sa)