Capannori, cittadina di 46mila abitanti in provincia di Lucca, è famosa per il suo programma Rifiuti Zero, di cui si è scritto molto. Il sindaco Giorgio Del Ghingaro, che fino a quest’estate militava nel Pd e poi ha deciso di fondare una lista civica, ha lanciato l’anno scorso un altro progetto interessante che, stando alle cronache locali, sembra stia dando i suoi frutti: Dire fare partecipare.
Si tratta del bilancio socio-partecipativo della città, nell’ambito del quale i cittadini sono stati chiamati a votare a quali opere pubbliche destinare i 500mila euro messi a disposizione dall’amministrazione comunale. Come si legge sul sito del Comune, «La scelta è stata presa mediante votazioni svoltasi dal 12 al 17 dicembre 2011 durante le quali la popolazione, compresi gli stranieri e i ragazzi da 16 anni in su, ha potuto esprimere la preferenza, su 21 progetti presentati, con un voto elettronico o ai seggi allestiti in Comune e sul territorio». I progetti in questione sono stati elaborati da 80 cittadini, 20 per ogni ex circoscrizione, selezionati in base ad alcune caratteristiche, tra le quali spicca la non appartenenza a partiti politici, associazioni di volontariato territoriali, sindacati e, ovviamente, l’esclusione dei dipendenti comunali. A sovrintendere il tutto il comitato di garanzia, «composto da tre cittadini di Capannori e due consiglieri comunali».
A vincere «Cinque serie di interventi per migliorare le scuole del territorio, dagli asili fino alle scuole medie», a cui sono stati destinati 100mila euro ciascuno. L’ultimo dei quali, completato una decina di giorni fa, è stata la ristrutturazione di un’ala della scuola secondaria di Carmignano, che tra le altre cose è stata dotata di lavagne interattive multimediali.
Ovviamente quella di Capannori non è l’unica amministrazione ad aver intrapreso questo percorso. Basta farsi un rapido giro su google per scoprire che dalla Parma del grillino Pizzarotti a Cernusco sul Naviglio, da Massa a Grottammare, da Frosinone a Bollate, le municipalità locali stanno abbracciando l’idea con forza. Difficile dire se il modello sia replicabile in grandi città come Milano, Roma , Napoli, Torino o Palermo, dove le cifre in bilancio sono nell’ordine dei miliardi di euro, non dei milioni. E dove gli interessi e le pressioni dei vari gruppi d’interesse sono sicuramente più elevate.
Eppure si tratta di un inizio promettente, nonostante non venga spiegato chiaramente chi controlla le gare d’appalto per la realizzazione delle opere più votate. Sicuramente l’iniziativa ha il merito di far cadere l’alibi secondo cui, lato politica, non ci sono mai soldi per realizzare le opere, e lato cittadini, che la politica è distante dai loro desiderata. Certo, non eliminerà i Fiorito di turno, ma a livello micro è uno strumento in più in mano ai cittadini e ai politici che vogliono impegnarsi davvero per fermare il declino prendendosi un bel po’ di responsabilità.