StampatelloInformare senza dinamite: il mestiere del giornalista

In Italia è vietato andare a pesca con la dinamite. Non si può semplicemente far brillare una carica di esplosivo e lasciare che i pesci, di qualunque specie, età e peso, salgano a galla. Sarebbe f...

In Italia è vietato andare a pesca con la dinamite. Non si può semplicemente far brillare una carica di esplosivo e lasciare che i pesci, di qualunque specie, età e peso, salgano a galla. Sarebbe facile, ma non si può.

Lo stesso divieto non si applica al giornalismo.

Dicono che se dovesse passare il cosiddetto “emendamento anti-Gabanelli”, molte delle inchieste prodotte in questo paese non sarebbero più realizzabili. Non diamogli retta. Sono le resistenze di un paese addicted ai privilegi (capita che lo sia anche chi sulla lotta ai privilegi ha costruito la propria professione), ostile alla libera concorrenza, anche quando l’output è l’informazione.

Una cosa è affermare che la tutela legale debba essere a carico dell’editore: altrimenti la semplice citazione in giudizio costituirebbe una forma di intimidazione. Un altro discorso è consentire che esista un contratto per il quale, nel caso in cui un giornalista diffami qualcuno, sia solo e soltanto l’editore a rispondere in solido. Quei contratti equivalgono alla licenza di pescare con l’esplosivo e chi se ne avvale non fa lo stesso mestiere di chi fa uso della cautela che si deve all’accertamento della verità, ritrovandosi a “pescare” in un ecosistema inquinato, dove le fonti non si fidano più dei giornalisti e il pescato sul banco puzza tutto di dinamite.

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