Agitazione, tanta, ai piani alti dei gruppi editoriali che editano i principali quotidiani italiani. I dati della pubblicità segnano una picchiata senza fine, le vendite in edicola nella migliore delle ipotesi arrancano, ed è il momento delle scelte. “Scelte di razionalizzazione, di taglio dei costi, di diversa organizzazione” dice chi siede a quei tavoli.
Per i colossi della carta (Corriere, Repubblica, Stampa e Sole24ore) le ricette che girano sono in fondo condivise: chiusura anticipata alle 22, diminuizione della foliazione e rifocalizzazione sul digitale e il multimediale.
La ricetta dunque è la stessa per tutti? Pare proprio di sì, e sembra che il sole24ore sia quello più avanti del processo. L’editoriale di Confindustria, nonostante le comprensibili riluttanze della direzione, sta spingendo in questa direzione e – lascia intendere – arriverà prima a una serie di misure (anzitutto la chiusura anticipata alle 22) che il Corriere della Sera aveva già varato ma che non sono ancora diventate operative. E mentre ai piani alti dei giornali qualcuno guarda indietro e pensa a quando (meno di 10 anni fa) la pubblicità valeva 20 volte, c’è chi si chiede come mai il più lento, a muovere, è proprio il quotidiano di Via Solferino che si trova adesso impigliato (tra l’altro) in una faticosa trattativa sindacale che riguarda gli integrativi salariali per i giornalisti. Eppure al Corriere sembra non esserci mai fretta… Hanno già trovato l’acquirente, si chiede malizioso qualcuno? Altri, ancora più maliziosamente, annotano che l’immobilismo in Rcs è malattia risalente: e senza che ci sia mai stato un compratore…