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■ Chi è Olivier Blanchard? Qualche tempo fa abbiamo avuto il piacere di intervistare Olivier Blanchard, autore di The Brand Builder e Social Media ROI: abbiamo parlato di quanto i social media pos...

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■ Chi è Olivier Blanchard?

Qualche tempo fa abbiamo avuto il piacere di intervistare Olivier Blanchard, autore di The Brand Builder e Social Media ROI: abbiamo parlato di quanto i social media possano influire effettivamente sull’andamento di un’azienda, e quali possono essere i fattori determinanti.

In primo luogo abbiamo chiesto quale sarà l’evoluzione dell’utilizzo dei social media nel business: Olivier sostiene che già si vede una massiccia adozione dei social media da parte delle aziende. In questo momento il primo passo è avere una presenza sui canali, e presidiarli in maniera costante: la pagina su Facebook, l’account Twitter, ma anche l’account Pinterest, che sembra essere la moda del momento.

C’è tanta fretta per non rimanere indietro, ma sicuramente questa prima fase sarà seguita da altri passaggi evolutivi che coinvolgeranno innanzitutto gli analytics, visti proprio come analisi dei dati: infatti una delle grandi opportunità offerte dai social è il fatto che le persone diano così tante informazioni personali a piattaforme come Facebook o Twitter, e ciò permette una profilazione estremamente dettagliata e puntuale, che porta poi a rendere molto più mirato l’intervento di advertising e targeting.

La seconda evoluzione, di cui si è parlato fin dall’inizio di questo processo, è quella dell’umanizzazione dei brand e delle corporation, che molto spesso può essere difficile. Nella maggior parte dei casi l’utente non può sapere chi parla per conto del brand, e non è detto che sia sempre la stessa persona da un mese all’altro. Certo, ci sono stati degli esperimenti (come quello del brand Ford), per far interagire gli utenti con persone vere, non solo con il logo dell’azienda.

Abbiamo chiesto ad Olivier dove stia il limite quando si parla di privacy e dati personali: secondo Olivier è importante permettere alle persone di capire effettivamente che cosa stanno autorizzando e per quale motivo stanno cedendo i loro dati. Spesso le condizioni d’uso sono lunghissimi testi scritti in “legalese” che nessuno realmente legge: sarebbe dunque interessante far capire all’utente per cosa verranno usati quei dati e l’utilità di ricevere pubblicità rilevante per l’utente stesso.

C’è comunque una grande differenza tra Grande Fratello e Grande Madre, a suo parere: il Grande Fratello di Orwell è un tema che ricorre spesso quando si parla di privacy, trattamento dei dati personali e il modo in cui questi ultimi vengono utilizzati e conservati da aziende e istituzioni. Il concetto di “Grande Madre”, invece, prevede che i dati vengano utilizzati a favore dell’utente, proteggendolo dallo spreco di tempo presentando il brand giusto al momento giusto, con del contenuto che sia realmente utile.

Un’altra domanda che abbiamo fatto riguarda l’impatto che i social media possono avere all’interno di un’azienda: ci ha spiegato che potrebbe funzionare o non funzionare, a seconda di come vengono implementate le attività e quale è il focus. E’ possibile infatti che con 100 persone che ci lavorano, una campagna non abbia alcun effetto perché ha mancato il target, oppure creare una comunità estremamente attiva e coinvolta con un budget prossimo allo zero, ma che funziona perché si è realmente riusciti ad entrare insintonia con la community stessa.

L’obiettivo finale ad ogni modo è ottenere risultati tangibili, al di là del numero dei fan e dei followers sui vari canali: generare più introiti e/o risparmiare svolgendo le proprie attività con mezzi più economici. Si tratta di buonsenso, probabilmente, ma è utile ricordare che avere una presenza sui social media non è gratuito: l’utilizzo delle piattaforme è gratuito, ma sono necessarie persone qualificate per scrivere, implementare strategie e produrre contenuti.

In chiusura abbiamo parlato del ROI, che Olivier identifica in maniera tradizionale con il Return on Investment: le altre diciture, come Return on Influence o addirittura ROE, Return on Engagement, per quanto possano approfondire e ampliare il discorso, non sono propriamente corrette. Inoltre, un altro aspetto da ricordare è che non esiste un ROI di un medium, ma di un’attività. Per questa ragione si può parlare del ROI di una campagna, ma non del ROI di un medium come Facebook o la TV.

Naturalmente invito tutti a visionare l’intervista, molto ricca di spunti e riflessioni. Buona visione!

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