“Perché il futuro sia memoria e non solo destino” è lo slogan che è stato scelto dall’ANED (Associazione Nazionale Ex Deportati) per il lavori del suo congresso nazionale che si chiude oggi. Non so chi abbia indicato il titolo, ma quello slogan lo trovo stimolante.
A lungo memoria è stata contrapposta a oblio e dovere di memoria è stato assunto attraverso la categoria di insistenza, di pervicacia. La memoria era il segno del “nonostante”. Ovvero avvertita come un’uggia che disturba la spontaneità, che respinge l’evasione e dunque non concede spazi alla distrazione.
La memoria, tuttavia, non è solo conservazione dell’offesa, è anche percezione dei bivi a cui ci si è periodicamente trovati e dei percorsi che si sono intrapresi per rispondere alla barbarie e alla violenza che si è deciso di fronteggiare.
La memoria allora non è kit pret-à-porter di atti, parole, immagini immobili nel tempo, ma è la conservazione delle emozioni, della lucidità di interpretare, e della capacità di scegliere. Memoria è, allora, la condizione della libertà, di viverla e di praticarla, di dare forma e vita a un progetto di e per il futuro. L’esatto opposto del destino
14 Ottobre 2012