«Se posso fare questo, posso fare tutto». Soprattutto se quello che posso fare è uno sport estremo, come una scalata su parete verticale.
La frase tra virgolette riportata sopra è il motto della DsUsa (Disabled Sports Usa) un’organizzazione il cui scopo è «riportare al proprio corpo» persone che hanno subìto l’amputazione degli arti. In particolare militari che sono usciti malconci da guerre come quella in Iraq o in Afghanistan – 45˙000 nell’ultimo decennio.
Il leader della DsUsa è Kirk Bauer, che perse una gamba in Vietnam nel 1969. Insieme ad altri 2 soci (numero di gambe totali: 1) ad agosto hanno scalato il Kilimangiaro, la montagna più alta dell’Africa con i suoi 5˙895 metri. Se hanno potuto compiere quelle scalata, cosa può fermarli nella vita reale?
Bauer è stato intervistato da Massimo Lopes Pegna per Sport Week dello scorso 8 settembre, e ha raccontato di un’altra impresa compiuta dai suoi atleti: la scalata a staffetta del Monte Hood, in Oregon. Una gara di circa 320 km, cui partecipano squadre di 12 elementi. Il team DsUsa è arrivato al traguardo a metà classifica, lasciando indietro 600 formazioni di normodotati.
Ma in effetti l’attività di DsUsa è molto più vasta: i suoi atleti sono più di 60˙000, allenati da 20˙000 volontari (qui il sito web dell’organizzazione, e qui la pagina dedicata della Wikipedia). In tanti hanno preso parte a manifestazioni come le Paralimpiadi, compreso lo stesso Bauer che ha preso parte a 4 edizioni delle Paralimpiadi invernali nella Nazionale statunitense di sci e ha vinto nel 2000 la maratona di Boston nella sua categoria.
Il concetto filosofico che sta alla base di quest’organizzazione, e più in generale dello sport (non soltanto di quello per disabili, a ben guardare) è che se una persona è in grado di compiere imprese gratuite e ritualizzate come quelle sportive, allora nella vita di tutti i giorni è in grado di fare praticamente tutto. Se uno si butta da un aereo con un paracadute, o scala una montagna, o fa surf su onde di 20 metri, o porta a termine una maratona… non importa se lo fa con delle protesi, o su una carrozzina: ha portato a termine un’impresa.
L’ha concepita, e se l’è studiata, ha elaborato un programma, si è allenato. C’era un traguardo, e l’ha raggiunto.
Una persona così, chi o cosa può abbatterla? Chi o cosa potrà farle mai del male?
Eccolo qua, lo sport al massimo della sua espressione!