Per un’improrogabile serie di casualità in una calda mattinata di metà novembre nel centro di Salerno, mi trovavo proprio di fronte ad una delle sedi del PD, e interpretando il movimento celeste degli uccelli in cielo decisi fosse proprio il caso di entrare per fare una domanda, di quelle en passant, a pochi giorni dalle primarie del Partito Democratico: ‘’come faccio a votare se domenica prossima sono fuori dal comune di residenza?’’. La sede era piccola e neanche tanto fumosa, due signorotti agées, che probabilmente poco prima che entrassi si stavano sfidando a tressette, indossavano il maglioncino tipico di quelli che si sono riformati da quando sono riformisti. Uno dei due è rimasto a fissare il vuoto seduto, l’altro con flemma si è alzato e ha preso l’unica foglio che trionfava su una scrivania ordinatissima, aggiungendo ‘’non ti preoccupare, puoi votare!’’, e iniziando a recitare tutte le parole stampate sul foglio in copia unica ad alta voce. Alla fine né io né lui ci avevamo capito granchè, anche perché aveva il vizio di saltare qualche parola condendo gli spazi vuoti con dei mugugni, così dopo una seconda e una terza raccomandazione entusiasta sul fatto che avrei potuto sicuramente votare, aggiunge che posso passare a chiedere alla sede centrale, si affaccia in strada e mi dà qualche indicazione gestuale. Lo riconosco immediatamente: è un bersaniano. Del resto a Salerno il sindaco De Luca ha già fatto da un pezzo il suo endorsement a Bersani, renziani e vendoliani vengono sparati a vista per strada con lo sguardo, li riconosci da quel certo modo di muovere il culo mentre camminano nella città delle luci di Natale, neanche vivessero nella swinging London.
A un tratto, mentre camminavo verso la sede centrale del PD, sulla stessa strada vedo qualcosa che a prima vista sembrerebbe il quartier generale della campagna elettorale di Bob Kennedy, e che poi scoprirò essere la sede del comitato di Matteo Renzi: intorno c’erano una decina di manifesti appesi al muro con quell’ADESSO a caratteri United States su sfondo bianco, una gigantografia di Renzi sulla porta, e scritte in stile colori della bandiera americana. Mi affaccio dentro per curiosità, e dietro una scrivania e un pc trovo una giovane renziana d’arrembaggio che mi comunica – anche lei – che sì, potrò sicuramente votare, ma è meglio che vada cento metri più avanti alla sede centrale del Pd. E sia. Mi arrendo al fato, ed entro.
Ovviamente, siccome stiamo parlando di una calda mattinata di novembre, in molti erano accorsi al partito per registrarsi e votare alle primarie. Gli addetti alla registrazione erano tre: un vecchio bersaniano di ferro, un giovane trentenne con la sciarpa chiara, e una ragazza che pareva essere una nuova leva, a giudicare da come le venivano date sempre nuove indicazioni e consigli strategici sulla difficile arte di ricopiare a mano i dati che le dettavano gli elettori (Mario Rossi, nato a, residente in via, sezione elettorale numero, eccetera). E’ durante quei momenti che alzo lo sguardo in alto e noto una foto di Aldo Moro, una citazione che gli copre il petto e il marchio PD sulla spalla sinistra; neanche il tempo di cercare di formulare mentalmente una risposta perplessa al pensiero immediato di che cavolo c’entra Aldo Moro col Partito Democratico, che dal fondo della sala si alza un vecchio signore e grida ‘’meno male che la foto di Berlinguer l’avete lasciata!’’. L’addetto alla registrazione bersaniano di ferro commenta: ‘’ma li hai sentiti gli ispiratori dei nostri candidati? Siamo passati da Berlinguer al cardinale Martini e Papa Giovanni!’’. Ma non ho potuto seguire il resto del dibattito sull’anima della sinistra (…), chè era arrivato il mio turno, quello dove mi avrebbero detto che per votare dovevo tornare assolutamente nel comune di residenza, ammenochè non mi trovassi fuori regione. Dunque, un nulla di fatto. Ripercorrendo la strada all’inverso rivedo il luccicante comitato di Renzi, e mi affaccio ancora: stavolta era sovraffollato, c’erano almeno quattro persone insieme alla giovane renziana. Le comunico che non potrò votare e lei mi dice che non è vero, posso votare fuori sede, l’importante è mettersi in contatto con il coordinatore del comune di mia residenza, che lui può darmi il permesso insomma, e indicarmi il seggio dove potrò votare (ammesso che non mi sia già passata la voglia). ‘’Torna tra poco, risolvo tutto io, ora c’è folla!’’. Faccio finta di non commentare il fatto che la giovane renziana abbia definito folla il numero di spettatori medio di un concerto di un’indie band a caso di Cernobbio, e vado al bar a bere un caffè col cuore in pace, meditando sul fatto che i renziani sono propri pratici e ci sanno fare, mica come quei bersaniani arrugginiti che non cercano mai la soluzione più semplice ai problemi. Ehnnò, loro seguono la procedura standard! Che razza diversa i renziani!
Per un po’ inizio a considerare questa piccola storia individuale come un esempio per i massimi sistemi della primarie democratiche: è pur sempre il giorno della moda degli endorsement dai toni entusiastici, ovvero il giorno in cui si tentano di prendere per le palle le tradizioni del giornalismo americano e portarle in Italia senza scrivere sotto ‘’made in Usa’’! E’ il giorno in cui pensi che sì, con Renzi potrà cambiare davvero qualcosa, i giovani dai loro computer sfrutteranno le virtù della rete, nessun guardiano di partito ti leggerà la fotocopia di un documento mugugnando, i diritti individuali saranno finalmente difesi, e John Lennon resusciterà insieme a Bob Kennedy! Il tempo di una sigaretta e sei di nuovo dentro il quartier generale salernitano del nuovo corso renziano, con la giovane supporter che esclama immediatamente, ‘’ecco! ho trovato la soluzione!’’, e con gentilezza ti porge un foglio che ha precedentemente provveduto a stampare ed evidenziare nella riga esatta. ‘’Questa è l’email del tuo coordinatore, ora puoi scrivergli e chiedere tutte le informazioni per votare fuori sede!’’. Probabilmente il mio sospirato ‘’ah!’’ deve averle fatto credere che la stessi ringraziando con trasporto, così ha aggiunto con grande onestà intellettuale: ‘’Però potrebbe non rispondere. Sai, non le leggono mica le email!’’. Devo averle rivolto uno sguardo fin troppo interrogativo perché poi ha aggiunto una frase di misteriosa renzianità, leggi anche alla voce paraculismo d’assalto, frase sulla quale ho iniziato a dubitare della laicità ostentata di Renzi, e che le forze divine si fossero spostate da Tabacci verso di lui: ‘’lasciami il numero, se hai problemi ti chiamo!’’.
Bob Kennedy, ci manchi assai.