Diario di una disoccupata perbeneCerca la sorgente del fiume. Trova tanti disoccupati

Nella mia lunga giornata da disoccupata in stato interessante, non sono molte le cose che posso fare.Mi dedico quindi un po’ ai telegiornali al mattino, giusto per farmi rimanere sullo stomaco quel...

Nella mia lunga giornata da disoccupata in stato interessante, non sono molte le cose che posso fare.

Mi dedico quindi un po’ ai telegiornali al mattino, giusto per farmi rimanere sullo stomaco quel pezzo di panettone che hanno già cominciato a regalarmi in quantità industriale (per il famoso detto che devo mangiare per 2. Ma poi vorrei sapere chi lo ha messo in giro).

Quindi si passa ai casi umani di mattino 5 e quando non ne posso più mi butto su quei bei vecchi telefilm dove tutto va sempre bene, la gente è ricchissima pur non lavorando e i ragazzi sono i primi della classe pur non andandoci mai. E’ proprio da uno di questi che ho sentito la frase: NON DEVI ARRABBIARTI, MA CERCARE LA SORGENTE DEL FIUME DI DOLORE.

Una grande perla di saggezza, che non vi dirò, per non perdere la poca credibilità che ancora mi rimane, da che contesto è stata estrapolata.

La sorgente del mio fiume di dolore ha un bacino davvero grande ed è decisamente affollata.

Si contendono lo spazio più grande l’Inps e la riforma del lavoro. Ma non questa, questa è solo una novellina. Mi riferisco alla famosa riforma Biagi (“buonanima”), che ha creato la generazione dei precari senza futuro. Penso sia quella la vera sorgente del dolore della nostra generazione. Non si parla male dei morti ma almeno i vivi potrebbero fare qualcosa per arginare quel disastro invece che continuare ad allargarlo.

Poi, ad un gradino più basso nella sorgente troviamo i miei ex datori di lavoro, quelli dell’ultima esperienza, quelli che ti dicono, dopo un anno che ti fanno imbustare fatture facendoti credere che sei tu a fargli un favore, che non sei una persona matematica e quindi non si sentono di investire su di te. Su un gradino ancora più basso gli ex colleghi, che credono alla voce che hanno messo in giro i capi e cioè che è stata mia la scelta di andarmene perché sono troppo creativa (non ero troppo poco matematica?) e non mi piaceva rimanere lì. Il tutto raccontato con un tono talmente contrito che forse anche io ci avrei creduto. Il fatto che mi sia sposata dopo pochi giorni e che come scelta personale abbia deciso di non lucrare su un’azienda con una eventuale gravidanza a rischio non fa pensare a nessuno che in realtà sono una persona un po’ più seria e onesta di quanto già dicano.

Un gradino ancora più in basso tutti quelli che occupano posti pubblici senza aver vinto nessun concorso e tentare ci capire come sono arrivati li, se tramite cooperativa o chissà quale altro artificio, è un tabù.

E poi mi fermo qui perché la data di nascita prevista per il mio erede è il 25 aprile e non vorrei che, un po’ influenzato dalla data, un po’ dai miei pensieri negativi sul sistema, diventasse un ribelle anarchico.

O forse si.