Tempo fa andai ad un funerale di uno zio, morto precocemente.
Era un professore e i suoi studenti, nel ricordarlo, alla fine della Messa, raccontarono dall’ambone una serie di episodi divertenti che lo riguardavano.
Nonostante la tristezza del momento, la chiesa si riempì di risate.
I funerali dovrebbero essere sempre così. Uno schiaffo alla tristezza. Una risata o un sorriso, invece, può scaldare il nostro cuore in un momento già doloroso di suo.
Non sappiamo se l’Estremo Saluto è un addio o un arrivederci, ma sappiamo che altre lacrime non cancellano le lacrime.
Salutarci ricordando le cose belle fatte insieme piuttosto che rimpiangere quello che non si potrà più fare.
Far suonare le campane a festa piuttosto che a morto.
Fare minuti di casino piuttosto che minuti di silenzio.*
Far vestire i preti con la veste bianca della luce piuttosto che con quella viola del peccato.
E ricordarsi che, quaggiù si sta come d’autunno sugli alberi le foglie e dedicarsi degli altri quando sono fra noi, vivi e sani, piuttosto che ululare disperati il giorno che non ci sono più.
*l’idea è dei genitori di Marco Simoncelli