Città invisibiliIl nuovo Tjuvholmen Art Museum di Oslo è “bello” perché Renzo Piano ha capito lo spazio

“L’arte e i musei devono essere sempre luoghi di scambio e di incontro” ha dichiarato recentemente Renzo Piano. Questa l’idea fondante che ha guidato la progettazione anche del nuovo Tjuvholmen Mus...

“L’arte e i musei devono essere sempre luoghi di scambio e di incontro” ha dichiarato recentemente Renzo Piano. Questa l’idea fondante che ha guidato la progettazione anche del nuovo Tjuvholmen Museum di Oslo. Nel quale infatti i visitatori potranno entrare ed uscire tranquillamente, mettersi a guardare l’acqua e gli alberi. E se ne avranno voglia potranno persino farsi un bel bagno in mare e prendere il sole sulla spiaggia. Perché, in fondo, il nuovo edificio non è uno spazio chiuso nel quale immergersi. Tutt’altro. E’ un luogo “aperto” sulla Città, ai suoi abitanti.

La realtà nella quale è inserito è tipicamente nordica. Con la natura protagonista, attraverso l’acqua, i canali, il verde. Così lungo la passeggiata che partendo dalla City Hall costeggia il fiordo sono nati i tre edifici nei quali si articola il Museo. Due per le collezioni, uno per le mostre e altro. Tre edifici nei quali l’imprinting di Piano è chiaro. Attraverso il ricorso a legno, vetro e acciaio e la ricorrente sensazione, per chi li osservi, da dentro, come da fuori, di poter toccare il cielo. Con un elemento identificativo. Quel tetto ricurvo che per certi versi da il benvenuto al visitatore. Tre corpi uniti da un canale ricoperto da un grande tetto in vetro che quasi sembra proteggere la collezione dell’ex Astrup Fearnley Museum of Modern Art. Un progetto quello di Piano non interamente ex novo. Dal momento che partiva da una struttura esistente, degli anni Novanta. Il tutto realizzato in quattro anni, dal 2009 al 2012, e costato ottanta milioni di euro.

Un elemento di architettura che diviene alla fine anche di urbanistica. Assicurando il raccordo fra il fiordo e il centro della città. Il nuovo Museo trasformerà l’isoletta sulla quale si trova in un’isola dell’arte e della cultura. In osmosi con la città. E non in disparte rispetto ad esso. Come accade per tanti nostri Musei e luoghi culturali.

Nel Tjuvholmen opere prestigiose, da Anish Kapoor a Cindy Sherman, fuori nel parco Untitled di Kapoor, Eyes della Bourgeois, The Building di Fishli e Weiss. Un itinerario tra natura ed arte. Caratterizzato nel costruito, da una serie di spazi illuminati dalla luce naturale filtrata dal tetto di vetro. Un luogo di felicità.
Una bella architettura. Creata da un architetto che ha saputo capire lo spazio, i luoghi intorno. Capacità non comune come si rileva, con tristezza, in molte realizzazioni anche museali nel nostro Paese.

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