A metà tra la terra e il cieloIl profumo dei limoni di Jonah Lynch

“Ma cosa c’entrano i limoni con la tecnologia? Un limone colto dall’albero ha la scorza ruvida. Più curato è l’albero, più ruvida è la scorza. Se la si schiaccia un poco ne esce un olio profumato e...

“Ma cosa c’entrano i limoni con la tecnologia? Un limone colto dall’albero ha la scorza ruvida. Più curato è l’albero, più ruvida è la scorza. Se la si schiaccia un poco ne esce un olio profumato e d’improvviso la superficie diventa liscia. E poi c’è quel succo asprigno, così buono sulla cotoletta e con le ostriche, nei drink estivi e nel tè caldo! Tatto, olfatto, gusto. Tre dei cinque sensi non possono essere trasmessi attraverso la tecnologia. Tre quinti della realtà, il sessanta per cento. Questo libro è un invito a farci caso”.

In un mondo in cui, appena suona la sveglia, si controlla Facebook o la posta elettronica prima ancora di buttarsi giù dal letto, in un mondo in cui si è più preoccupati del social network per eccellenza che della vita reale, ecco, in un mondo come questo, Il profumo dei limoni (pp. 136, 11 euro) di Jonah Lynch consente al lettore di fermarsi e di riflettere su abitudini divenute ormai parte della quotidianità.

Non è un nostalgico richiamo al passato, il suo. Né un rivoluzionario saggio sulla cieca positività del futuro. L’autore, americano oggi a Roma, si inserisce nell’attuale dibattito su tecnologia e realtà portando la sua esperienza poliedrica grazie all’infanzia in una comunità di hippies, una laurea in fisica, un master in pedagogia, l’ordine sacerdotale.

Perché scegliere questo libro tra i tanti proposti in libreria? Due sono i punti a favore. “Primo, l’insistenza sulla libertà e sull’autodeterminazione. Il fato non esiste. Si tratta di decidere quale futuro vogliamo vivere, e per decidere abbiamo bisogno di tutti i dati disponibili. In secondo luogo, offro il punto di vista di un cristiano. È una voce spesso periferica rispetto a un discorso prevalentemente scientifico e filosofico, ma nel dibattito sulla tecnologia credo che possa offrire una chiave di lettura originale: l’incarnazione, l’esaltazione della materia. Qual è la differenza tra una risata fatta in compagnia e un ahahah sullo schermo di un computer? Quale tipo di comunicazione può avvenire in 160 caratteri? Che cosa rimane fuori?”.

Meno male che Internet c’è, conclude Lynch. Meno male che esiste il Mac, eDreams e Hotels.com. L’importante però, è non dimenticare che “ogni uomo è un tutto, un unicum, un infinito, un evento irripetibile e base insostituibile delle amicizie forti e vivaci che ciascuno desidera”. Perché davvero si può arrivare a un passo dall’inferno fatto di “una solitudine tremenda, di maschere con niente dietro, senza mai l’esultanza della vera comunione, quella di cui Tarkovskij parla quando uno dei suoi personaggi dice: «Sei stanco, e non ce la fai più. E d’un tratto incontri nella folla lo sguardo di qualcuno – uno sguardo umano –, e tutto diventa improvvisamente più semplice»”.

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