Apologia di SocrateSulle primarie, i partiti e gli elettori

Oggi si vota alle primarie del PD, poi ci saranno, forse, quelle del PDL. Non sto a dire se andrò a votare o meno perché non è rilevante. Diciamo che voterei sicuramente Renzi, ma che preferisco no...

Oggi si vota alle primarie del PD, poi ci saranno, forse, quelle del PDL. Non sto a dire se andrò a votare o meno perché non è rilevante. Diciamo che voterei sicuramente Renzi, ma che preferisco non dire se poi in concreto l’ho fatto veramente. Non ho la tessera del PD e non mi sento moralmente obbligato.

Lasciamo perdere per un istante però le primarie del PD, che forse si potevano gestire meglio. Lasciamo perdere le primarie del PDL che probabilmente saranno una farsa. Pensiamo un po’ più in alto a quello che è e quello che potrebbe o dovrebbe essere.

I politici di mestiere ragionano in termini di quanti voti “possiedono”, come se gli elettori fossero merce. Allora se si alleano Italia Futura e l’UDC quanti voti fanno? Quanti se si aggiunge FLI? In realtà quando ti metti insieme, qualcuno lo perdi, perché non tutti gli elettori sono merce. Però alcuni sì, visto che voterebbero il PD con qualunque forza politica si alleasse. Anche altri elettori erano merce, quando votavano il PDL qualunque cosa facesse. Lì forse, in certi casi, c’era un altro tipo di merce e di scambio, ma lasciamo perdere anche quello.

Non sarebbe bello se fossero gli elettori a possedere i partiti e non i partiti gli elettori? Se ogni partito dovesse guadagnarsi ogni singolo voto dimostrandosi credibile, trasparente, coerente con i propri valori?

Se qualcuno vota il PD o l’UDC “a prescindere” come può aspettarsi che quel partito dimostri rispetto per quel voto regalato?

Non è impossibile che siano i cittadini a possedere i partiti, basta che nelle sedi opportune, come ad esempio le primarie facciano sentire la propria voce. Punire il proprio partito, votando per la parte opposta, o non votando alle elezioni amministrative o politiche può essere estremamente costoso o al limite impraticabile (se l’alternativa è il baratro, è preferibile turarsi il naso e scegliere il male minore), ma alle primarie questo rischio è molto minore.
Poi se uno ha la tessera potrebbe far sentire la sua voce internamente al partito. E se il partito non ascolta alzare la voce e se neanche questo basta allora cambiare partito o al limite fondarne uno.

Fino a poco tempo addietro poteva sembrare utopistico far sentire la propria voce. Oggi esperienze come quella del movimento 5 stelle (purtroppo sbilanciato sull’agevole versante della pur sacrosanta distruzione, piuttosto che su quello problematico di come e cosa costruire in alternativa) dimostrano che grazie alla rete e ai social network è più facile far sentire la propria voce e trovare altre persone che condividono le nostre idee, a quel punto l’unione fa la forza.

E’ solo una nostra scelta se vogliamo essere proprietà oppure proprietari di un partito e le primarie sono una valida occasione per cominciare ad esprimere la decisione

@massimofamularo

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