”A Napoli la fine del mondo potrebbe subire un leggero ritardo o variazioni a causa dell’occupazione dei binari a Gianturco’’ – ho immaginato che, per l’occasione, l’altoparlante della metropolitana di Napoli riuscisse a fare anche di queste comunicazioni, in fondo sono giornate calde, in cui la maggior parte del ‘popolo’ connesso ad internet (con l’eccezione di Cina e Siria, che stanno inopportunamente oscurando l’evento) vaga con la testa alla profezia Maya sulla fine del mondo. Tuttavia l’altoparlante non ha annunciato nessuna fine del mondo, si limitava a parlare di disfunzioni della rete, così come i tabelloni luminosi (ben pochi in città, per dire la verità) che recitavano la sconfortante frase di bandiera dell’Anm: ‘’irregolarità su tutta la rete’’. Pare che le proteste in tutta la città siano spontanee: i dipendenti non vengono pagati. Ma come, una protesta contro il futuro paladino del Movimento Arancione? C’è un debito del Comune con l’Anm, si narra. Lo sa anche il mio gelataio. Che ha comprato una cravatta nuova per la fine del mondo, però ha paura sul serio arrivi in ritardo a Napoli. E tuttavia la aspetta, pensa che potrebbe guadagnarci di più che a vendere gelati. Perché c’è la crisi. I negozianti sono sull’orlo di una crisi di nervi, mentre espongono cartelli alle vetrine contro la ztl, che è critica quanto un mutuo subprime.
Non si può dire che alle battaglie serie il Comune di Napoli non si sia dedicato nelle ultime settimane, basti ricordare la distribuzione di 8000 preservativi col logo comunale per supportare la causa contro l’Hiv (si è evitato solo per poco di accompagnarli con lo slogan ‘’amm scassat’’). Intanto fioccano sui quotidiani nazionali gli articoli sui disagi di queste giornate calde, perché è pur vero che in questi giorni erano annunciate ‘’irregolarità su tutta la rete’’ e occupazioni a Gianturco, ma la situazione nei giorni normali resta quasi indifferente. Se una persona X sogna di andare in un posto Y della città (mi scuso per aver messo sullo stesso piano alfabetico persone e posti), diciamo alle ore 12:30 am, deve regolarsi con l’uso dei mezzi scendendo di casa almeno con un paio di ore d’anticipo come si fa nelle grandi capitali europee: ricordare che poi qualunque cosa tu dovessi fare, con chiunque tu avessi appuntamento, non sarai giustificato – è colpa tua perché si sa che è così. Sei tu che dovevi anticiparti. E’ una questione morale di quelle nuove, un tempo ce n’erano di quelle rosse berlingueriane, oggi si sono sbiadite e diventate arancioni: coltiva il tuo senso di colpa personale per anche quello che non dipende da te. Perché si sa che va così. Rassegnati.
Potresti comunque prendere un taxi, ammesso che tu non abbia l’auto e quindi non ti tocchi pagare il parcheggiatore (in qualche caso contemporaneamente al grattino), e in caso tu abbia i soldi per permettertelo in tasca, e in caso sia davvero una questione fondamentale – una ferita, un appuntamento importante, un lavoro a cui non puoi rinunciare. ‘’Prendi la strada più veloce’’, gli urli faticando a lasciar uscire le parole, ma c’è sempre il pericolo che potrebbe capitarti il tassista uomo di mondo che si intasa sulla Riviera di Chiaia nell’ora di punta, ben sapendo che succederà. Se sei un turista è peggio. Ma questa è solo una questione di sfiga, si sa che la sfortuna a volta è figlia del disagio. Perché diciamo una cosa con onestà: se le cose funzionassero uno si sentirebbe pure un pochino fortunato. Quasi viziato. Come un napoletano che prende la metro di Stoccolma.
Detto ciò, ha ragione Erri De Luca. [O i Maya]