Avete presente la poesia di Borges, Instantes? Ecco, a mio avviso rimane in assoluto una delle pagine più belle mai scritte. E’ una sorta di proposito di vita, fatto però a fin di vita. “Sí pudiera vivir nuevamente mí vida, en la próxima trataría de cometer más errores. No intentaría ser tan perfecto, me relajaría más. Sería más tonto de lo que he sido, de hecho tomaría muy pocas cosas con seriedad”.
Al diavolo quindi i propositi seri per il prossimo anno. Da un po’ di tempo a questa parte anche io sono così. Non superficiale. Ma ho smesso di essere seria con me stessa, di aspettarmi sempre di più e ho imparato a godermi la vita. Non scriverò di politica e di esteri, di quelle cose di cui a casa sarebbero tanto fieri. Ma tant’è. Ho imparato che non c’è niente di più bello che essere serena nel fare quello che faccio. Quindi i miei dieci propositi, per questo 2013, saranno poco seri e molto seriali. Che potevate aspettarvi, del resto?
1. Imparare a piangere per finta, a dire no, a prendere per i fondelli gli altri con il sorriso sul volto. Un po’ come fa Donna di Suits. Che a quanto pare agli uomini piace. E i boys del Serial Club possono confermare.
2. Scoprire chi è Red John (The Mentalist). Quest’anno voglio prendere appunti e sfoggiare tutte le mie doti investigative. Sono cinque anni che me lo chiedo e che lancio toto-sondaggi. Bisogna arrivare al punto.
3. Comprarmi gli occhiali simili a quelli di Jess di New Girl. O come quelli di MoneyPenny (Bel) nella serie british The Hour. Rigorosamente tartarugati. Ingenui e sexy al tempo stesso. Eh sì, la TV detta moda.
4. Guardarmi The Pacific e Band of Brothers. Sì, come è possibile che scriva di televisione e che ancora non abbia visto queste due miniserie osannate a destra e a manca e prodotte da Spielberg e Tom Hanks? Scusate, mea culpa. Il panorama seriale è davvero ampio e qua e là qualcosa mi perdo. Prometto che quest’anno è quello giusto. Anche perché sono state il mio regalo di Natale.
5. Dopo averne fatto uno anche io, involontario, parlando in un forum con un’altra TV series addicted, lottare fortemente contro gli spoiler. Quello di Repubblica su Downton Abbey mi ha rovinato il Natale e la fine della terza stagione. (Per chi se lo fosse perso Repubblica ha pubblicato a tutta pagina un pezzo sulla serie spoilerando nel titolo un evento clou che accade al termine dello Speciale di Natale. No, non si fa).
6. Cercare di non aspettarmi troppo dalle serie nuove. Ogni anno ci rimango male.
7. Cercare di snerdizzare i miei amici nerd. Che sì, The Big Bang Theory fa ridere tutti, ma nella vita vera anche no.
8. Leggere North & South di Elizabeth Gaskell. Ho amato l’omonima miniserie british (tra l’altro la trovate sottotitolata – noi in gergo diremmo subbata, ma ogni tanto mi ricordo che faccio pur sempre la giornalista di mestiere – su YouTube): un piccolo capolavoro, un must per tutti gli amanti di period drama.
9. Approfondire il mio “problema” con le comedy: com’è che a tutti (o quasi) prodotti come Don’t trust the Bitch, Modern Family, Community, Happy Endings fanno ridere e a me no? Sono simpatica, credetemi sulla parola. E nella vita rido spessissimo. Ma la maggior parte delle comedy mi lascia indifferente. Che avrò di male? Dottor Paul Weston aiutami tu!
10. Autoconvincermi che i vestiti di Chloe (Don’t trust the bitch) non mi stanno bene. E’ inutile provare di imitare il suo style (o quello dell’attrice che la interpreta, Krysten Ritter) a tratti estremo, kitsch e sberluccicante. Il risultato, su di me, è quello di un albero di Natale. Accettiamolo.