Il calcio italiano si sta dissolvendo. Non soltanto dal punto di vista agonistico, con la perdita di un posto per le nostre squadre di club in Champions League avvenuto quest’anno, ma anche come fenomeno economico e sociale.
Questa tendenza dura da almeno 15 anni, come dimostrano alcuni dati pubblicati da Marco Iaria su la Gazzetta dello Sport dello scorso 5 dicembre. Il numero degli spettatori negli stadi di Serie A, per esempio, è sceso dai 29˙500 di media a partita della stagione 1996/1997 ai 23˙500 del 2010/2011. All’estero, invece, la tendenza è stata opposta: la Premier League inglese è passata nello stesso periodo da una media di 28˙400 spettatori a 35˙400, e la Bundesliga tedesca da 30˙900 a 42˙100.
Dello stesso tenore è anche il fatturato complessivo generato dai vari campionati. La Serie A è passata in 15 anni da un valore di 551 milioni di euro a 1˙553 milioni, con un aumento di 282%. Nello stesso periodo la Premier League è passata da 685 a 2˙515 milioni (aumento del 367%) e la Bundesliga da 444 a 1˙746 milioni (aumento del 393%).
Quasi tutto l’aumento di valore del calcio italiano è derivato dai diritti televisivi, mentre all’estero sono diventati fonti di profitto anche gli stadi, che non vivono soltanto nel momento della partita ma hanno anche utilizzi di varia natura per il resto della settimana, e il merchandising legato ai simboli delle società, in particolare l’abbigliamento.
Tutto ciò sembra sorprendente, perché mentre questo calo di interesse era in pieno corso i mass media, stampa mainstream e televisione in testa (ma anche siti web) hanno aumentato il tempo e le pagine dedicate al calcio. Il motivo è che, dal punto di vista agonistico, ci sono state squadre nostrane che hanno ottenuto risultati eclatanti: la Nazionale ha vinto il Mondiale 2006 e ha raggiunto 2 finali degli Europei nel 2000 e nel 2012, e tra i club ci fu la punta assoluta del 2003 quando a disputarsi la finale di Champions League furono il Milan e la Juventus – e ancora nel 2010 ad aggiudicarsi quella coppa fu l’Inter.
Grazie a questi risultati, nelle classifiche annuali degli eventi televisivi più visti ci sono sempre delle partite di calcio.
Resta il fatto che sempre meno gente va allo stadio, e ciò ha delle conseguenze: il calcio diventa meno interessante per gli sponsor, e quindi guadagna meno soldi, ecc. È un circolo vizioso che sta affondando un intero sistema. Uno dei tanti circoli viziosi di questo brutto periodo della nostra storia.