FuoriserieLa scure sulle serie TV, la notizia non notizia dell’Ansa

Ieri è successa una cosa strana. Cercavo in internet, come d’abitudine, notizie sulle serie TV e mi sono imbattuta su una pagina dell’Ansa intitolata “scure dei network Usa sui serial più famosi” i...

Ieri è successa una cosa strana. Cercavo in internet, come d’abitudine, notizie sulle serie TV e mi sono imbattuta su una pagina dell’Ansa intitolata “scure dei network Usa sui serial più famosi” in cui si elencavano le serie che nel 2013 non vedranno più la luce. Il giornalista dell’Ansa ironizzava sulla maledizione dei Maya (che pare “essersi abbattuta sulle serie tv americane più famose”) e parlava di ben una quarantina di programmi cancellati dai network. La mia reazione iniziale è stata: “oh my god, mi avranno mica cancellato qualcuna delle mie serie???”. E invece mi sono trovata una lista di show la cui sorte era decisa già da tempo, in alcuni casi anni.

Come ha già fatto notare TVblog, la notizia dell’Ansa in realtà era poco notizia: si parlava di Desperate Housewives, di Gossip Girl, di Fringe, di CSI Miami, serie in alcuni casi già finite (vedi le nostre casalinghe disperate o CSI) e in altri casi prossime alla fine (stasera ci sarà l’ultima di Gossip Girl, a gennaio si concluderà anche Fringe).

L’occasione è perfetta per riflettere su come nelle grandi agenzie stampa e nei grandi giornali italiani (la notizia è stata persino riportata su Lastampa.it con tanto di occhiello “IL CASO”) la serialità televisiva sia ancora snobbata e affidata ad articoli nella maggior parte dei casi scritti di fretta e furia senza controllo delle fonti o senza cognizione di causa.

Il popolo degli appassionati seriali è sempre più numeroso e forse è il caso che i giornali se ne rendano conto. La notizia dell’Ansa aveva tutto il sapore di chiacchiera da bar, detta da qualcuno che dell’argomento sa poco o nulla. Stiamo parlando di televisione, me ne rendo conto, non di notizie che sconvolgono gli equilibri del mondo. Eppure è nel rispetto per i lettori e nei dettagli che si nasconde il buon giornalismo. E se nemmeno l’agenzia di stampa più importante d’Italia applica queste regole, beh c’è da chiedersi come funziona tutto il resto. Amaro bilancio di fine anno.

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