Le strane vicende in cui siamo coinvolti (dico coinvolti nel senso de-andreiano del termine) sembrano davvero un paradosso della storia per dirlo con un linguaggio polite prima maniera, se poi vogliamo entrare nel novero della faccenda col rischio di offendere il conciliante perbenismo del bellissimo paese forbito di cui faccio parte, somigliano assai a un ombrello che si ficca nel culo come un karma maleducato. Andiamo con ordine.
Sono passati pochi mesi da quando Silvio Berlusconi e il suo ventennio (in realtà sono solo diciassette anni ma mi/ci piace tanto definirlo il ”secondo ventennio” all’italiana) si sono dimessi dalla storia italiana: per un po’ le persone high-profile hanno adorato Mario Monti (diciamo pure per i primi tre giorni dall’insediamento), o comunque l’idea di un governo tecnico strappalacrime e ammazzapoesia, dopodiché hanno iniziato a flirtare col beppegrillismo, e poi con un programma rivoluzionario che ponesse fine alla crisi mondiale, perché i poteri occulti di banche e governi mondiali stavano cambiando l’ordine del mondo verso una qualche direzione imprecisata. O almeno questa è la narrazione dominante. Per esempio si è arrivati al giorno 14 Novembre pronti all’arrembaggio contro Monti e compagnia ambulante, intanto i comunicatori del Pdl segnavano gli appunti su un vecchio quaderno (o su un iPad ultimo modello,ça va sans dire): Silvio, in giro c’è un malcontento che neanche ti immagini, Monti ha riformato le pensioni e i pensionati sono incazzati, i giovani non ti dico, quella Fornero ha un profilo così vecchio e angosciante, insomma renditi conto che hai fatto benissimo a lasciare tutto in tempo prima del peggio, da ottimo capitano, e ora c’è pure spazio per tornare; e poi le primarie del Pd le ha vinte Bersani, cioè la vecchia guardia, puoi tirare fuori ancora la storia del comunismo in campagna elettorale, puoi parlare di polpettone perché c’è Casini e c’è Vendola, cioè devi tornare assolutamente in gioco, hanno fatto tutti i passi giusti, c’è addirittura l’Imu! Che poi neanche a dirlo, lo sapevamo tutti che sarebbe finita così, e abbiamo fatto finta di non accorgercene giusto per quieto vivere. Cioè, dopo tanto ambaradan Monti si dimette, con un grandioso studio strategico a tavolino del gruppo di spin doctors peggiori del paese, il Pdl mette in minoranza il governo nel momento del delitto perfetto, senza tracce. Adesso parliamo di rivoluzione, un attimo.
In Egitto, dopo la primavera araba che aveva scosso gli animi del popolo portando alla cacciata del dittatore Mubarack, si è insediato alla guida del paese un certo Morsi che è riuscito addirittura a far peggio in stile autoritario paventando la Sharia, e il popolo ovviamente è tornato in piazza a protestare. Morsi è stato eletto in Egitto (più o meno democraticamente): tuttavia chi si approfitta della democrazia non va assecondato sempre e comunque. Io penso che al di là di tutti i virtuosismi rivoluzionari contro il governo Monti, una rivoluzione debba essere una considerazione culturale, e il ritorno di questa situazione in Italia dovrebbe animare veramente qualcosa di forte, un discorso tranchant, e delle parole crude e vere. Il momento di stallo tra Berlusconi e le prossime elezioni (che diventano sempre più imminenti – era marzo, ora è febbraio, ma tra poco potrebbe diventare Capodanno), ci aveva dato l’illusione di un ricambio generazionale, e anche di un cambio di quelle brutte tradizioni all’italiana che hanno fatto del secondo ventennio qualcosa di forte, una lenta e silenziosa scelta di complicità al declino (e non mi riferisco solo a quello economico, ma di tutta la rete culturale che domina l’Italia in questo momento storico). Questa cosa ringalluzzirà Grillo ovviamente, e anche questo andrebbe impedito fortemente. Perché abbiamo permesso che succedesse? Perché permettiamo a Berlusconi di essere il kapò del paese, a Grillo di mangiare voti ai partiti, a due clown di far campagna elettorale sulle debolezze popolari? Ma soprattutto, perchè non riusciamo ad essere infuriati come egiziani?