Da mamma a mamma: Take it Easybaby!Scuola 2.0 m’hai provocato e mo me te magno!

Nonostante i bookmaker ti diano perdente 10 a 1, sei riuscita in qualche modo a far quadrare il cerchio. Ti svegli prestissimo per riuscire a fare la doccia prima che tua figlia reclami la prima do...

Nonostante i bookmaker ti diano perdente 10 a 1, sei riuscita in qualche modo a far quadrare il cerchio. Ti svegli prestissimo per riuscire a fare la doccia prima che tua figlia reclami la prima dose di lattosio.
Alle sette appena finita la piega – sul phon hai montato un silenziatore calibro 9 – ti guardi allo specchio e sei quasi carina, se non fosse per quelle occhiaie profonde come solchi che dissimuli a badilate di correttore – Clio dice di picchiettarlo con le dita ma io so che lavorarlo con la cazzuola da maggiore garanzia di successo.
Esci dal bagno camminando solo sui due alluci per fare meno rumore possibile: con il favore del vento potresti addirittura guadagnare la cucina per arrivare al caffè.
Tutto inutile, i cuccioli ti fiutano e da quel momento in poi si succedono in rapidissima sequenza una serie di eventi che si rincorrono a tripla velocità (in sottofondo questa musica).

Fette biscottate da spalmare, pigiamini da mettere a lavare, cartelle da preparare, vestiti puliti da far indossare e poi giacche, scarpe da allacciare, ciuccio, merenda da insacchettare e, ci siamo, ascensore.
Baci a profusione prima di farli entrare in classe e ti avvii verso la macchina sorridendo, sei sveglia da quasi tre ore e mezza, non sei già più assolutamente carina e la tua giornata non è nemmeno lontanamente cominciata.

Le cose vanno però, spesso alla sera ti ritrovi con il coniuge a fissare lo schermo spento della tv con sguardo vacuo e sorriso inebetito per la stanchezza ma va bene.
Da sola non ce la faresti mai ma per fortuna la tua mamma agisce nell’ombra, compiendo azioni mirate e graditissime di “love guerriglia marketing”: camicie stirate di nascosto in tua assenza, sughi pronti e spesa del mercato materializzata in frigo.
Tuo marito coadiuva il tutto appena può, la sera è tutta sua.

Proprio quando credi di avercela fatta, di essere anche una professionista e una mamma 2.0, la tecnologia che credevi tua intima amica ti si rivolta contro.

Fra una ricevuta di Paypal di quel saldino “mai più senza”, il report settimanale dei social che gestisci e l’avviso di consegna della spesa on-line, spunta una mail della scuola.
Solo una? Mmmmm…scorri velocemente la casella della posta in arrivo e ti accorgi con orrore che pullula di decine di bustine chiuse, tutte dallo stesso mittente.
Quel che troppo è troppo: il filo sopra al quale cammini si rompe.

La scuola è on line e tu non sei pronta.
Certo questo significa che puoi parlare con gli altri genitori quando vuoi, tenere tutto sotto controllo, comunicare con la maestra ogni dubbio e perplessità con immediatezza, avere risposte ai tuoi dubbi, ma… ma è meraviglioso!

Parliamo di una svolta importante che indubbiamente abbatte ancora una volta barriere ancestrali, che per secoli hanno diviso il corpo docente e i genitori, un punto di incontro, finalmente un modo per stringere un’alleanza di intenti per aiutare i nostri bambini nel loro percorso…parliamo di uno tsunami di mail inarrestabile, di discussioni fra genitori h24, di notizie dettagliate su ciò che avviene in classe restituite in tempo reale, ma soprattutto di compiti dati non più solo ai bambini ma anche ai genitori…

Come sempre le cose belle hanno un rovescio della medaglia e la comunicazione senza dubbio è un’arma a doppio taglio.
Succede che la maestra ora sa che io so, mi parla, mi legge, mi scrive e, com’era inevitabile, mi da i compiti.
Lei non sa quanto tempo passo con i miei figli, cosa facciamo insieme e ha tutte le paure che il suo ruolo le impone.
Deve giocare d’anticipo…mi ha in pugno, sono la sua marionetta.

Compito della settimana? Costruire un giocattolo, insieme.
Non vale comprarlo, ne prenderne uno di plastica e ricoprirlo di stagnola, dovete proprio farlo. Non parliamo di biscotti o di un disegno ma di un giocattolo, uno vero, con cui giocare.
Questa però suona tanto come una sfida.

Dentro arsa dal sacro fuoco della competizione, fuori solo sorrisi amorevoli e tanta voglia di lavoretti e tempo di qualità.
Se mi piego di fronte a questa cosa creerò un precedente inaccettabile per la mia reputazione di mamma.

“Bambini, qui ci giochiamo il tutto per tutto. Mettiamoci sotto!”
E’ chiaro a tutti, lo so io, lo sa la maestra: perdere significherebbe lavoretti con pasta di sale, costumi cuciti a mano, vasi modellati con il tornio, Das e Vernidas…non posso permettermelo.

Devo combattere, ho combattuto, ho vinto, abbiamo vinto.
E’ giusto che la maestra capisca con chi ha a che fare.
Mai sfidare una mamma.