Parlare con i limoni“Gente che non pagano il biglietto”: c’è scritto sui manifesti della metropolitana di Roma

Metropolitana di Roma. L'Atac, azienda capitolina dei trasporti, lancia una nuova campagna contro l'evasione Protagonisti i Cesaroni, la fiction Mediaset che dovrebbe raccontare la nuova "romanità"...

Metropolitana di Roma. L’Atac, azienda capitolina dei trasporti, lancia una nuova campagna contro l’evasione

Protagonisti i Cesaroni, la fiction Mediaset che dovrebbe raccontare la nuova “romanità”. L’attenzione, però, è attratta più che altro dallo slogan e dagli enormi errori grammaticali che contiene. Talmente enorme da far pensare ad una trovata pubblicitaria, dal successo dubbio visto le critiche che sono arrivate. C’è chi ha protestato mandando una mail ai giornali, come la signora Rita Cangiano, che si è rivolta al Corriere della Sera, chi attraverso i blog, chi scrivendo direttamente sui manifesti cose come: “Imparate l’italiano, vergogna!”.

Capendo poco di marketing, eviterò di inoltrarmi in riflessioni sul senso di questa campagna, sul messaggio che dovrebbe comunicarci (anche gli ignoranti pagano il biglietto? non serve una laurea per capire che è sbagliato viaggiare gratis? grottesca imitazione del web populismo?), sul modo in cui convince un evasore a farsi biglietto o abbonamento, su quando possa essere efficace insegnare il rispetto delle regole calpestandone altre. Eviterò sparate qualunquiste su un certo modo di spendere i soldi dei pendolari anziché investire in un miglior servizio pubblico.

Una cosa però mi permetto di dire: i Cesaroni, probabilmente, sono stati scelti come testimonial perché simboli di una presunta vera “romanità”.

Ora ditemi voi, quando mai avete sentito romani doc come Alberto Sordi, Aldo Fabrizi, Gigi Proietti, Carlo Verdone o persino Francesco Totti parlare in questo modo? E non tirassero in ballo il dialetto, perché quella frase si tradurebbe piuttosto in: “e pensa che ce sta ancora gente che non paga er bijetto“.

La romanità, un tempo, era una cosa nobile e seria. Ispirava film, canzoni, romanzi, poesie. Poi Roma è diventata la “cagna in mezzo ai maiali”, la fogna del Paese, il simbolo di ogni male. E i suoi abitanti sono tutti automaticamente o dei cafoni o delle macchiette. In pochi hanno difeso la Città Eterna, per anni le uniche voce che si sono alzate sono state limitate alle curve degli stadi: il sindaco, quando i ministri insultavano la Capitale, preferiva andarci a banchettare.

Dato che l’ATAC è di proprietà dei romani, sarebbe carino che almeno lei evitasse di alimentare certi luoghi comuni. Ci sono tanti altri modi per valorizzare quell’immenso patrimonio che è la cultura popolare romana. Leggessero Pasolini piuttosto che guardare i Cesaroni.

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