Quando sei in catene e vivi senza “dignità” e diritti,
sottomessa a dittatori criminali,
la prima cosa che devi fare è
mettere da parte la paura e
capire che è tuo diritto quello di essere arrabbiata
Sono parole di Zainab al-Khawaja, nota sui SM come angryarabiya, attivista del Bahrein, figlia di Abdulhadi al-Khawaja, co-fondatore di Centro per i Diritti Umani, oppositore del regime e anche per questo in carcere da tempo. Zainab, anche lei arrestata qualche volta e poi rilasciata in tempi più o meno brevi, è forse la più nota “rivoluzionaria” di questa piccola monarchia insulare nel golfo Persico che continua ad agitarsi dimenticata dal mondo nella primavera araba più snobbata da media e dai governi occidentali.
La sua forza è la forza di tutte le donne di questo Regno “devastato” e devastante, giovani e non più giovani che non nascondono sotto a un velo scuro la rabbia e la voglia di una società migliore, più umana. Le parole di angryarabiya sono nel cuore e nelle gambe di ognuna delle ragazze che ogni volta scendono per strada a esprimere il proprio dissenso, a guardare negli occhi i militari e la prepotenza del regime, affrontandoli.
Nei giorni scorsi un’altra triste vicenda ha acceso le luci sulla caparbia e il coraggio di una di loro, Zahra al-Shaikh.
Nel corso di una manifestazione nella capitale Manama, venerdì scorso la ventunenne studentessa di Comunicazione, è stata brutalmente arrestata. Spogliata del velo, atto di grande umiliazione per molte donne islamiche, la ragazza è stata trascinata via con violenza dopo aver disobbedito agli ordini della polizia che ordinava ai presenti di sgomberare… Le si accusa-racconta la sorella-di aver partecipato ad una protesta non autorizzata e di aver offeso gli ufficiali definendoli mercenari, cosa peraltro anche vera-pare-dal momento che giovani sauditi si sarebbero da tempo uniti alle forze dell’ordine del Bahrain.
Diffusasi la notizia su twitter, pare all’inizio fosse stata postata la sua immagine con i capelli nudi e la testa scoperta e che dopo, in segno di rispetto, la si sia sostituita con una foto ritoccata, con il viso di Zahra, cioè, incorniciato da un pennarello nero.
A testimoniare il drammatico episodio girano in particolare due video:
Le reazioni non si sono fatte attendere. Aayat Alqormozi, un’altra giovane studentessa, già arrestata e torturata, come altre e altri attivisti, l’ultima volta per aver recitato una poesia antiregime ha twittato: l’arresto di Zahra in un modo così brutale spezza il cuore. Fa paura vivere in un Paese che da un lato discute dei diritti delle donne dall’altro crocifigge la dignità della donna
Nel villaggio di Nuwaidrat la gente ha sparato molotov e bloccato la strada alla polizia per protestare questo ennesimo episodio di ingiustificata violenza da parte delle forze dell’ordine del regime.
Zahra al-Shaikh era già nota sia alle forze dell’ordine che alla gente del Bahrein. La scorsa estate in periodo d’esame, era stata portata via dai mercenari mentre filmava una manifestazione. Sua sorella in quell’occasione aveva raccontato che una poliziotta aveva costretto Zahra a spogliarsi, riprendendola a sua volta con un telefonino. “L’ho fatto per divertirmi, ma poi ho cancellato tutto“, avrebbe detto la donna nel giustificarsi. Non solo. Una volta rilasciata, Zahra aveva denunciato in un’intervista una proposta di collaborazione fattale da un ufficiale in cambio di un trattamento di favore, che lei avrebbe rifiutato. Riecheggiano a commentare la sua tenacia le parole citate in principio di questo post, quelle di angryarabiya:
Piccola nota polemica. Si è parlato del Bahrein anche in Italia, negli ultimi giorni. Sabato scorso una compagnia italiana inaugurava il nuovo, lussuoso, National Theatre, con un’opera di Verdi, Il Rigoletto. Peccato. Avrebbero potuto sceglierne una più appropriata al contesto…