Think it outIl grande tema del Lavoro dalla Costituzione alla Pubblicità: il caso di Mc Donald

All’inizio era solo un chioschetto di hot dog da qualche parte in California, oggi ha conquistato tutto il pianeta, esclusi alcuni paesi mediorientali dove i continui conflitti non fanno sicurament...

All’inizio era solo un chioschetto di hot dog da qualche parte in California, oggi ha conquistato tutto il pianeta, esclusi alcuni paesi mediorientali dove i continui conflitti non fanno sicuramente venire voglia di Big Mac, e praticamente tutta la poverissima Africa, l’ultima in termini economici anche per McDonald.
Oggi offre lavoro a più di 16.000 dipendenti italiani e la promessa è quella di aumentare il proprio organico di altre 3.000 unità nei prossimi 3 anni. E lo sta facendo attraverso l’arma della pubblicità televisiva, di cui conosciamo bene gli effetti. L’azienda non parla di quanto siano gustosi o nuovi i suoi panini, ma presenta un’offerta di lavoro per i giovani.

Lo sappiamo che Mc Donald ha un occhio particolarmente attento per le tendenze sociali, culturali ed economiche in corso. E’ così che ha conquistato ogni paese del mondo, esponendosi alle critiche dei sociologi alla Ritzer contro l’effetto omologante della “McDonaldizzazione” o a quelle che ricollegano la sua diffusione commerciale all’imperialismo culturale americano.

Se guardiamo la mappa, Mc Donald sembra aver giocato d’anticipo con quei paesi che oggi fanno parte del BRICS. In Brasile già alla fine degli anni ’70, in Russia e Cina nel 1990, in India e Sud Africa nella seconda metà degli stessi anni.
Ma sono tante altre le storie politiche ed economiche che si intrecciano a questa conquista commerciale, e culturale, del mondo da parte di Mc Donald. Oltre ad analizzare bene le condizioni economiche e politiche dei paesi in cui si è introdotta, l’azienda non ha trascurato nemmeno le tendenze culturali. Se guardiamo infatti tra gli ultimi prodotti offerti troviamo le insalate, in linea con l’attenzione per i cibi leggeri e a contenuto salutistico; e la frutta, fornita ad esempio a Genova a chilometro zero dal grande marchio ligure Orsero, in ossequio al valore dello sviluppo sostenibile.

E oggi – arriviamo al punto – questa impressionante azienda è riuscita a portare il grande tema del Lavoro, articolo 1 della Costituzione Italiana e grande questione irrisolta degli ultimi anni, fin nella pubblicità. Qui il video.

L’effetto è da un lato dirompente e dall’altro stordente.

Della sua dirompenza ne stanno parlando già altre testate, dopo aver scaldato gli animi del ministro Fornero e della Cgil. Più della Cgil, perché già conosciamo cosa pensa il ministro dei giovani italiani e certo se rispondessero all’offerta di McDonald si dimostrerebbero ai suoi occhi meno “choosy”.

A lei “piacciono gli imprenditori che cercano di creare posti di lavoro” (intervista rilasciata a Radio Capital) e quindi gli piace anche Mc Donald. Mi piacerebbe sapere da sua figlia se, siccome “le circostanze sono difficili”, accetterebbe di lavorare nelle condizioni offerte dall’azienda: contratti precari e part time, orari duri, paga ridotta ai minimi termini. Sì insomma, la ministra pare comprendere con più facilità gli imprenditori “perché le circostanze sono difficili ed è difficile che gli imprenditori, in una situazione di grande incertezza, assumano con tempo indeterminato. Anche un lavoro a tempo determinato è meglio dell’assenza di lavoro”. Poveri imprenditori. Tra poco la vedremo piangere anche per loro (e a quel punto loro si dovranno preoccupare ancora di più).

E’ una pubblicità connotata da un sobrio sensazionalismo e da una retorica sussurrata. Ed è sicuramente utilizzata in maniera strumentale, come evidenziato dalla CGIL, perché dice quello che fa comodo, quello che fa leva; ma non racconta le reali condizioni e la qualità del lavoro nei suoi ristoranti. Mc Donald offrirà anche 3.000 posti di lavoro, “ma tutti precari” sottolinea Cgil.

La trovata di McDonald quindi stordisce, intontisce e lascia alquanto interdetti per tutti questi motivi. Non è solo il tema a far discutere, ad irrompere prepotentemente nel dibattito, ma anche il modo: l’utilizzo di una pubblicità commerciale come canale per fare reclutamento del personale. Ma sarà proprio così o è uno specchietto per le allodole come la maggior parte delle pubblicità, le quali però ci fanno meno male se promettono che quel deodorante durerà per tutto il giorno anche se non è vero? Cosa ne sarà dei giovani se anche quella promessa si dimostrasse solo “l’isola che non c’è”? E’ la stessa azienda a rassicurarci: “McDonald’s sta assumendo, non sta licenziando, quindi ci sorprende e ci dispiace la posizione di Filcams Cgil”. Certo per part-time, “una modalità molto utilizzata nel settore ristorazione” continua l’azienda che sa di essere a norma di legge e che sa che “per alcuni può essere un’opportunità, come ad esempio per gli studenti-lavoratori”. Qualcosa non va nella legge, si sa; e qualcosa non andrà per tutti quegli studenti-lavoratori quando avranno finito di essere studenti.

Perché la situazione la conoscono tanti giovani, e pure meno giovani, ed è la stessa pubblicità di cui stiamo parlando a riportarci chiaramente la situazione italiana: non si trova lavoro (invece da McDonald si), i pagamenti dello stipendio stanno arrivando troppo spesso in ritardo (McDonald invece “offre” una paga puntuale) e c’è una radicata difficoltà nel trovare occasioni di crescita e di carriera (mentre da Mc “si può diventare direttore del ristorante già a 27 anni”).

Ad ogni modo, la pubblicità commerciale televisiva ha subìto un deciso cambiamento: in questi giorni è entrata sicuramente in una nuova fase. I “caroselli” sono ormai lontani, hanno smesso prima di farci ridere, poi di farci sognare.

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