Oggi il fondo guidato da Franco Bassanini e controllato dal Tesoro ha determinato il rapporto di conversione delle azioni privilegiate delle Fondazioni in ordinarie (49 ordinarie ogni 100 privilegiate), calcolato, come recita la nota stampa,
secondo le modalità previste dalla legge e dall’art. 7, comma 10.1 dello Statuto CDP, sulla base delle risultanze delle perizie giurate di stima di Deloitte Financial Advisory Services Srl, nelle quali il valore di CDP alla data di trasformazione in società per azioni è stato stimato in 6.050.000.000 di euro, mentre il valore di CDP al 31 dicembre 2012 è stato stimato in 19.030.000.000 di euro. Nel periodo compreso tra il 15 febbraio e il 15 marzo 2013 gli azionisti privilegiati potranno esercitare la facoltà di beneficiare di un rapporto di conversione alla pari, al fine di conservare la propria quota partecipativa, versando a CDP, a titolo di conguaglio, circa 32,74 euro per ogni azione privilegiata da convertire in ordinaria.
Nel 2003, quando entrarono come azionisti di minoranza all’epoca della trasformazione della Cdp in società per azioni, le fondazioni sborsarono un miliardo di euro. La perizia di Deloitte dice che Cdp valeva 6 miliardi, mentre oggi ne vale 19. Significa un incremento di 13 miliardi in un decennio. La diluizione, una volta convertite le azioni, sarà dal 30 al 20% circa. Nel 2003 questo 20% valeva 1,2 miliardi, nel 2013 è salito a ben 3,8 miliardi (2,6 miliardi in più). L’esborso per rimanere azionisti di via Goito, invece, sarà come previsto intorno ai 750 milioni di euro. Facendo i conti della serva, il saldo è positivo per 1,9 miliardi. Per chi volesse esercitarlo, il diritto di recesso costerà caro: «il valore di liquidazione, determinato sulla base delle specifiche disposizioni dello statuto, è pari a 6,299 euro», a fronte di un valore di libro di 10 euro per azione.
Franco Bassanini, numero uno della Cdp
Ricapitolando: uscire dalla Cdp equivale a perdere 3,7 euro per azione. Rimanerci equivale a versare 32 euro per azione, ma dà diritto a due vantaggi: godere di un dividendo annuale del 3% netto e poter nominare il presidente, in virtù delle modifiche statutarie approvate lo scorso 19 dicembre, in base alle quali:
viene ridotta dal 15% al 10% la percentuale di partecipazione necessaria per la presentazione delle liste di candidati alla carica di amministratore e di sindaco e viene introdotta la previsione per cui l’Amministratore Delegato è tratto dalla lista di maggioranza, mentre il Presidente del Consiglio di Amministrazione è tratto dalla lista risultata seconda per numero di voti.
Le indiscrezioni dicono che Bassanini potrebbe venire riconfermato. D’altronde, se i banchieri hanno riconfermato Mussari alla presidenza dell’Abi, la lobby delle banche italiane, nonostante le difficoltà del Monte dei paschi, un altro top influencer a Siena come Bassanini potrebbe uscire indenne dalla tempesta e rimanere seduto in una poltrona che conta non poco nel futuro della politica industriale italiana.