A poco più di un mese dalle elezioni politiche il dato più drammatico che emerge dai talk-show e performance da operetta dei diversi leader è che le forze politiche che si candidano a governare il paese non hanno la più pallida idea di come uscire dalla crisi. Eppure la situazione della nostra economia è davvero brutta. Meno 2%. Ecco quanto è precipitato il nostro Pil nel 2012. A mostrare ancora una volta lo spetto della crisi è stata Bankitalia. Un crollo dovuto allo spread che ci è costato un punto. Secondo Confindustria e Bankitalia la crisi proseguirà anche nel 2013 e dunque dobbiamo aspettarci un’ulteriorer caduta del Pil di un punto. Non basta. Ancora più drammatiche le notizie sulla disoccupazione che secondo Bankitalia toccherà nel 2014 la percentuale da brivido del 14%. D’altronde i dati che arrivano dai sindacati sono terribili. Vola la cassa integrazione anche nel 2012 e rispetto ai valori pre-crisi, in tutto il periodo 2008-2012, i livelli di utilizzo risultano superiori di circa sette volte. Lo rileva l’osservatorio della Cisl evidenziando che rispetto a quattro anni fa, i posti di lavoro in Italia persi sono 567.000. Con i dati definitivi del 2012, le ore di cassa integrazione si attestano intorno al miliardo per il quarto anno consecutivo, pari a circa 500.000 lavoratori mediamente coinvolti ogni anno.
Di fronte a questa devastante situazione non sembra che le forze politiche in campo siano all’altezza della situazione. Silvio Berlusconi, responsabile di una mancata crescita dell’economia sotto il suo decennale governo e malgrado abbia avuto una maggioranza bulgara in Parlamento, oggi blatera di Krugman, senza neppure sapere di che parla. Mario Monti, responsabile di una politica dei due tempi che per il momento ha prodotto soltanto recessione, tenta di aggiustare il tiro per ragioni elettorali ma intuisce forse che una svolta è un po’ tardiva. Pier Luigi Bersani ammicca, continua a dire che bisogna essere realisti ma ci fa capire che il Pd non ha nessuna idea di come uscire daslla crisi. Beppe Grillo invoca un intervento dello Stato ma par di capire che le sue idee siano in proposito un po’ confuse. La verità è che nessuno è in grado di proporre un new deal alla Roosvelt, piano che il presidente americano propose agli Stati Uniti dopo la crisi del 1929 con il supporto dell’economista John Mainard Keynes. Eppure chi vincerà le elezioni sarà messo a dura prova dalla crisi economica che attanaglia l’Italia e se il nuovo governo non sarà in grado di trovare soluzioni le elezioni anticipate non si faranno attendere