È stata approvata ieri in prima lettura – con una maggioranza “sovietica”, 388 sì, un no e un’astensione – dalla Duma russa la legge anti gay che vieta la “propaganda dell’omosessualità davanti a minori”.
ll documento era stato presentato a marzo scorso dall’assemblea legislativa di Novosibirsk era già applicato a livello locale in diverse regioni russe.
Prevede multe per manifestazioni o qualsiasi iniziativa pubblica – arrivando a punire anche un semplice bacio – con sanzione che vanno dai 4.000 rubli (circa 100 euro) per i semplici cittadini, ai 500.000 rubli (12.500 euro) per le organizzazioni.
Pare chiaro l’intento del Governo russo di riportare alla preistoria le faticose conquiste sui diritti civili, in un Paese dove essere “diversi”, per orientamento sessuale od ideale, e’ sempre stato difficile.
Quello che allarma ulteriormente è il quasi assoluto silenzio delle opposizioni, anzi il consenso esplicito di chi in quella norma ha risentito il fascino dell’integralismo politico e religioso, non a caso i sondaggi avrebbero confermato un largo sostegno popolare alle norme omofobiche.
Del resto questo accade ovunque libertà e diritti sono considerati alla stregua di beni secondari, e non le fondamenta di uno stato di diritto, laico e democratico.