Mi sono accorta di essere diventata mamma quando ho cominciato a preoccuparmi di due cose essenzialmente: che Filippo mangiasse abbastanza, che Filippo fosse coperto abbastanza.
La prima condizione, necessaria ma non sufficiente al mio benessere psicofisico, si applica a tutte le poppate e si realizza pienamente quando il povero bebè si stacca dal seno con la bocca aperta – magari con una gocciolina di latte sulle labbra – e lo sguardo nel vuoto. Cioè, come dico io, “steso dal cibo”. Quando a questa situazione si abbina una temperatura di circa 45 gradi centigradi, da raggiungere sotto le coperte – di lana o pile – o dentro il sacco a pelo di piuma d’oca con cui lo porto in giro, mi sento serena e appagata come un bambino appena uscito da un negozio di caramelle. Sì, con tutti gli zuccheri che ballano nel cervello.
Eppure ero sicura che sarei rimasta una persona più equilibrata. Come se tutto potesse ruotare intorno a pappe e magliette della salute, avrei detto fino a qualche tempo fa. Beh, forse non tutto ma – diciamocelo – MOLTO ruota intorno alle pappe e alle magliette della salute. Perché il dimagrimento e il raffreddore, si sa, sono sempre in agguato.
La trasformazione da persona normale a mamma italiana tutta mangia-e-copriti è avvenuta in tempi record e soprattutto senza preavviso. Un giorno mi lamentavo di mia madre che mi rimpinzava di fette di lasagna (“Ma devi mangiare qualcosa…”) e il giorno dopo ero lì a tirarmi il latte per dare a Filippo un’aggiuntina post-poppata. Magari gli fosse rimasta un po’ di fame.
Un cambiamento repentino e radicale, passato per la riorganizzazione del suo guardaroba: via le tutine di cotone, con eccezione di quello felpato, per fare spazio a lana, pile e tessuti pelosi che solo a vederli fanno caldo. “Mi sembra sudato”, azzarda ogni tanto Mr P. “No, no, va bene così”, chioso io, con fare sicuro di mamma navigata.
Comunque finora Filippo non si è squagliato e il doppiomento ha fatto un triplo strato molto rassicurante. Pensando alla profezia che dà il nome a questo blog…ancora non so dire se è nato “un figlio come me”. Ma sì, mamma, puoi gongolarti: contro ogni previsione qua rischia che diventi io “una mamma come te”!