C’è una canzone di Fabrizio Moro, si intitola “Non gradisco”: “Non gradisco politici banchieri e costruttori, non gradisco intermediari e artisti rubacuori, non gradisco chi parla tanto ma non è concreto” e così via per tutta la canzone.
E dopo un lungo sfogo su una società che si fatica a comprendere, ad accettare, a tollerare, conclude: “Troppe cose non gradisco più.“
Ecco troppe cose non gradisco neanche io. Non gradisco Corona e i suoi fan. Non gradisco l’ipocrisia e la banalità di Facebook e Twitter. Non gradisco la campagna elettorale (e manca ancora un mese alle elezioni); non gradisco i manifesti abusivi, le bugie dei politici, le loro promesse, i loro comunicati stampa con cui si dichiarano a favore di qualunque cosa possibile e immaginabile purché porti voti preziosi o al limite una poltrona. Non gradisco i voltagabbana, chi siede in Comune con il PDL e si candida alla Regione con il PD. Non gradisco i trasporti pubblici che non passano, i treni che fanno ritardo, gli autobus stracolmi, gli elettori di Berlusconi perché Silvio toglie l’IMU e poi non sanno che l’IMU è una misura dei governi Berlusconi.
Non gradisco l’italiano medio che critica la corruzione e poi trucca le carte per avere una pensione d’invalidità, non gradisco il controllore che sull’autobus ignora i soliti portoghesi ma caccia due quindicenni. Non gradisco il fanatismo, chi ha sempre ragione, chi non chiede mai scusa, chi non usa il senso critico e crede a tutto quello che dicono. Non gradisco la “ggente”, i complottisti, chi non legge mai, chi alza sempre la voce.
Non gradisco chi distrugge un entusiasmo, chi asfalta un’illusione, chi impedisce ai talenti di emergere, chi distrugge i sogni. Non gradisco i raccomandati e gli arrivisti. Non gradisco quelli che commentano senza leggere. Non gradisco dover lavorare quasi sempre gratis solo perché ho vent’anni e “devo fare esperienza”, non gradisco i locali che non pagano i musicisti, i giornali che non pagano i giornalisti, gli artigiani che non pagano gli apprendisti. Non gradisco quelli che parlano sempre male dei giovani, non gradisco chi giudica la nostra generazione dall’alto in basso trattandoci come privilegiati o come svogliati. Non gradisco essere considerato un illuso perché voglio un futuro migliore. Non gradisco dover emigrare per realizzare le mie aspirazioni. Non gradisco il ministro che ci chiama “choosy”, non gradisco gli editori a pagamento, non gradisco chi chiama la polizia per interrompere un concerto.
Troppe cose non gradisco più. E non gradisco che oltre questo sfogo virtuale, non possa farci nulla. A parte resistere e lottare, non per migliorare ma per non morire.