Storie di un fisco minoreRidurre l’Ici? Può farlo Roma, non i comuni (e in ogni caso sarà durissima)

 “Cancellerò l’Imu sulla prima casa”. Il pifferaio magico, o l’illusionista, come lo chiama Pierluigi Bersani, prova a bissare il successo della campagna elettorale di qualche anno fa. Gli esperti ...

“Cancellerò l’Imu sulla prima casa”. Il pifferaio magico, o l’illusionista, come lo chiama Pierluigi Bersani, prova a bissare il successo della campagna elettorale di qualche anno fa. Gli esperti di comunicazione sostengono che fu una mossa vincente. E se qualche sindaco provasse ad anticipare Silvio Berlusconi, più che ad imitarlo? Se provasse a dire qualcosa di sinistra, per esempio eliminando l’Imu sulle abitazioni principali (meglio chiamarle così, “prima casa” genera confusione) spostando il prelievo sulle seconde case e sugli altri immobili? Quanto costerebbe? Impossibile indicare una “media” di abitazione principali sul totale di immobili per i Comuni italiani. Si può però dire che tutti gli enti locali li suddividono in tre macrocategorie: abitazioni principali, “altre case” e “edilizia non residenziale” (capannoni, depositi, opifici ecc.). A differenza di Governo e Parlamento, i Comuni hanno un margine di manovra piuttosto limitato. Rinunziare al gettito sulle “prime case” significa trovare altri modi per incassare che, francamente, non ci sono. Lasciando quindi l’iniziativa ai Comuni, l’unica è spostare sugli altri immobili il prelievo. Gli “immobili non residenziali”, a parere di chi scrive, non possono essere penalizzati. Chi, di questi tempi, possiede un albergo, una fabbrichetta, già rischia il fallimento. Aumentare l’Imu significherebbe assestare il colpo di grazia. Restano da colpire, quindi, i proprietari di “seconde” (ma anche terze e quarte) case. Facciamo due conti. Se possiedi un appartamento del valore catastale di 150 mila euro (non ci vuole molto a raggiungere quel valore) con un’aliquota media del 10 per mille e hai la sfortuna di non abitarci dentro, paghi circa 1500 euro all’anno. Se si decidesse di aggravare le aliquote per recuperare dalle seconde case l’Imu cancellata sulle prime, va da sé che si pagherebbe circa il doppio. Circa 3 mila euro all’anno per una casetta che è tua da tempo, per comprare la quale hai già pagato tutte le imposte (almeno così dovrebbe essere), il notaio, il mutuo. Insomma, pur volendo, i sindaci, sull’Imu, non possono dire qualcosa di sinistra. Diventerebbe qualcosa di sinistro. La soluzione può essere trovata solo a Roma. Con un gettito da aumentare a favore degli enti locali. La vedo difficile per chiunque, anche per il pifferaio magico.