ElleBoSimboli fac simile? Una non-notizia. Solo Grillo la cavalca

Tutta l'attenzione mediatica sulla presentazione al Viminale di simboli politici simili a quelli di Beppe Grillo, Ingroia e Monti è la classica "non notizia". Il perchè è semplice: La legge è chiar...

Tutta l’attenzione mediatica sulla presentazione al Viminale di simboli politici simili a quelli di Beppe Grillo, Ingroia e Monti è la classica “non notizia”. Il perchè è semplice: La legge è chiara e tutela, a più livelli, gli unici soggetti che realmente hanno i titoli per presentarsi alle elezioni.

Andiamo con ordine. In questi giorni i vari partiti hanno l’obbligo di presentare il proprio simbolo al Ministero dell’Interno per prendere parte alla competizione. Come sempre qualcuno ne approffitta per presentare dei fac-simile di simboli famosi per ottenere visibilità o per creare disturbo. Una condizione che si presenta regolare ad ogni tornata elettorale. Ecco perchè il Ministero nella guida per i partiti prende in considerazione queste ipotesi.

«Neppure è ammessa la presentazione di contrassegni effettuata con il solo scopo di precludere surrettiziamente l’uso del contrassegno ad altri soggetti politici interessati a utilizzarlo», si legge nella guida che fa riferimento al terzo comma dell’articolo 14 del testo unico Dpr 361 del 1957.

Ammesso che il Ministero decida di proseguire e quindi si vada con l’ordine di presentazione per l’accettazione del simbolo sarà poi l’ovvio ricorso a stabilire chi ha realmente titolo a restare in corsa e chi invece dovrà modificare il proprio simbolo. A quel punto i movimenti che hanno presentato simboli fac-simile dovrebbero riuscire a dimostrare di fare regolare attività politica con quei contrassegni.

Rispetto alla Legge di riferimento i vari Beppe Grillo, Ingroia, ecc hanno una evidente legittimazione politica legata all’attività nazionale svolta dai rispettivi movimenti.

Insomma un non-problema che potrebbe valere una prima pagina o una apertura di sito solo e soltanto se (incredibilmente, aggiungiamo) l’Ufficio centrale nazionale costituito presso la Corte suprema di cassazione dovesse rigettare il ricorso del Movimento 5 Stelle o di Ingroia o di altri.

Non a caso solo Beppe Grillo ha creato una polemica tentando di far sollevare indignazione su internet facendo di fare leva sul sentimento di anti-politica (e sull’ignoranza) di una parte dell’elettorato.

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