La musica underground in Egitto puo’ essere anche shaabi, cioè popolare. Molto popolare. Potremmo chiamarla electro-shaabi ed è un mix virulento di reggaeton e percussioni su cui si inseriscono testi semplici, ma profondamente profani per un pubblico arabo. Come in “Aha el-shibshib dea” (Caz***, ho perso le ciabattine) di Amr Haha il cui video artigianale e autoprodotto ha ricevuto oltre due milioni di visite su YouTube. Oggi la sua musica, e quella della sua crew composta da DJ Figo e Sadat, fa concorrenza alla pop music mainstream. Intendo quella dei costosi video patinati e dei corpi palestrati di Amr Diab e Tamer Hosny, che cantano romanticamente di amore ed abbandono.
In un contesto metropolitano travolto da una rivoluzione violenta, l’electro-shaabi si fa strada e diventa genere culto anche per i giovani della classe media, ipnotizzati dal ritmo ripetitivodel suo bit e dall’energia che si scatena durante i concerti (quasi rave-party per l’intensità) ormai organizzati anche in qualche club della capitale. Anche se di solito non usa testi politici, nei suoi concerti Amr Haha ogni tanto scuote il pubblico con un decisivo: “Yasqut hokm el-‘askar” (Via i militari dal governo).
E’ normale inoltre che questi artisti si esibiscano anche ai matrimoni per i quali compongono testi speciali. E’ la tradizione. Loro stessi vengono da quartieri della capitale come Matareya, Sabteya e Amareya, cosi’ poveri che non se ne sente mai parlare. “Ci sono quattro segmenti sociali in Egitto: i piu’ poveri dei poveri, i poveri, la classe media e la classe agiata. Siamo contenti di appartenere a quello dei piu’ poveri. Noi cantiamo lo stesso”, spiega Dj Ortega, 23 anni, che insieme agli amici Okka e Wezza si fa chiamare “Tamanya fil Meya” (L’otto per cento). Loro sono diventati il soggetto di un film documentario in uscita nella prima parte del 2013, dal titolo Undergound/On the surface, della regista egiziana, 34 anni, Salma El Tarzi. Racconta la battaglia l’identità di questo gruppo di tre artisti, perfettamente integrati nello sgangherato sobborgo cairota di Matareya.
Insomma, se volete farvi un giro nell’underground metteteci anche di acoltare questi ragazzi.
Concludo con una nota di servizio. La prossima settimana faccio un breve giro di conferenze in cui parlo di street art egiziana. La prima è il 24 gennaio, a Venezia (info qui) e la seconda il 26 gennaio a Milano (info qui). Se volete, passate per chiacchierare con noi di street art egiziana. nel mezzo il 25 gennaio, quando l’Egitto celebra il secondo anniversario della caduta del rais Mubarak. STAY TUNED.