“Lettera agli italiani”. Così, con questo tono un po’ patriarcale, il signor Beppe Grillo ha deciso di comunicarci il suo programma elettorale in 20 punti.
Nella convinzione che prima di formulare critiche o giudizi sia sempre necessario informarsi e approfondire (e dato che tanto ormai il mio stomaco ha raggiunto una grandissima resistenza al populismo e al qualunquismo) decido di leggerlo e tentarne un’analisi.
Tempo fa avevo già letto un programma più corposo del movimento grillino, trovando, nella parte economica, un mix confuso di liberismo (ricordo la proposta di abolizione dei monopoli) e vecchio statalismo rosso ottocentesco (statalizzazione delle banche), infarcito di tanti slogan senza spiegazioni: va bene la diffusione della banda larga in tutto il Paese, ma chi paga? Ma ora, in piena campagna elettorale, sono convinto che troverò qualcosa di più succoso.
Certo, se volessi essere un buon analista, dovrei anzitutto, prima di avventurarmi nel testo, resettare ogni pregiudizio e ogni possibile chiave interpretativa distorsiva.
Dovrei non ricordarmi che stiamo parlando del guru della democrazia moderna e diretta, che – nei suoi confronti – prevede la regola: io parlo e tu ascolti. È la democrazia dove le domande sono abolite. Proprio come spiegava il signor Grillo nel 2008, quando ad una richiesta di intervista rispose «Io sono un monologhista. Invece dell’intervista, scrivo un pezzo io e voi lo pubblicate».
È la politica nuova, quella degli ordini di scuderia da seguire senza fiatare, pena epurazioni ed espulsioni a mezzo raccomandata.
Se volessi essere un buon analista, dovrei non ricordarmi le opinioni del signor Grillo sul tema dell’immigrazione: come quando lanciò l’allarme zingari e chiese di difendere i nostri “sacri confini della Patria” o come quando disse che la riforma della cittadinanza per le seconde generazioni (ovvero dare la cittadinanza a chi è nato e vive nel nostro paese) è “senza senso”.
Dovrei dimenticare la solidarietà ai fascisti di casa Pound.
Dovrei dimenticarmi le battute nei confronti degli omosessuali “Vendola è un buco senza ciambella” oppure “Ma che fine faremo ora che Rifondazione candida un travestito?”.
Fino alla migliore: “Lo Stato è peggio della Mafia” (scusate: e Ingroia voleva pure “dialogare” con Grillo?).
Saviano è un omertoso.
Rita Levi Montalcini è una “vecchia puttana”.
L’AIDS non esiste, “è la più grande bufala di questo secolo”.
“I vaccini sono inutili”.
O dovrei dimenticare il suo pensiero sulla lotta all’evasione fiscale: “Se tutti pagassimo le tasse, i politici ruberebbero il doppio” e i controlli della Guardia di Finanza “instillano odio sociale”.
Dovrei dimenticare, altrimenti non la smetterei più di ridere (e poi di piangere), della geniale e realizzabile proposta sul problema delle pensioni : “Dopo 35 anni di contributi ho il diritto di riposarmi. Non me ne frega un cazzo delle statistiche”.
Niente, non ce l’ho fatta. Non sono riuscito a dimenticare.
Provo ugualmente ad iniziare la lettura… ma ancora una volta la memoria mi gioca un brutto scherzo! L’introduzione me ne ricorda un’altra, ben più famosa, come giustamente ha scritto il mio caro Calapà. “L’Italia è il paese che amo…..”
Basta, non ce la faccio.
Ma non vi preoccupate: i venti punti non erano niente di che. NON si parla di lavoro, di giustizia, di giovani, di lotta al precariato, di temi laici, di diritti civili, di ricerca e innovazione. La politica estera proposta è l’uscita dall’euro. La lotta all’evasione fiscale è l’abolizione di Equitalia e la non pignorabilità della casa. E poi, per non essere da meno, anche qui aboliamo l’IMU sulla prima casa.