In queste ore, sulle bacheche FB e nel mondo reale, sono in corso lunghissimi ed estenuanti discussioni fra il popolo di centrosinistra e il popolo dei grillini. Dopo essersi reciprocamente insultati e attaccati, durante la campagna elettorale, l’esito elettorale li costringe –inevitabilmente– al dialogo. Sono prove tecniche della difficile alleanza PD-5 stelle che potrebbe sbloccare la legislatura.
E’ un dialogo difficile perché gli strascichi delle elezioni si trascinano ed è difficile, per entrambi, superare i pregiudizi e le diffidenze. Si ragiona sui punti in comune, sulla possibilità (se esiste) di raggiungere qualcosa che somiglia ad un nuovo compromesso storico.
Io sono fra quelli che spera nell’accordo. Il Movimento Cinque Stelle è stato il partito più votato e deve andare al governo. Così ha deciso la maggioranza degli Italiani.
Io andrei oltre le ipotesi di questi giorni. Dimissioni di Bersani e guida del governo ad un volto nuovo del partito. Oppure affidare direttamente al più votato, Grillo appunto, la presidenza del Consiglio. Governo Grillo con l’appoggio esterno del PD e trattative fra partiti in diretta streaming. E non è una provocazione.
Non voglio inciuci e nemmeno scambi di poltrone ma un accordo per scardinare il sistema, per costringere il centrosinistra a fare quelle riforme che il centrosinistra non ha mai voluto fare come la legge sul conflitto d’interessi o la riforma delle comunicazioni.
I principali ostacoli a questa alleanza sono due: il primo è il PD. Vuole davvero fare le riforme o spera solo di usare Grillo come stampella? La vecchia dirigenza vuole cedere il passo o preferirà tirare a campare?
Il secondo è Grillo. Vuole davvero andare cambiare il Paese? Ha il coraggio di farlo? Il cambiamento passa necessariamente attraverso la presa del potere, l’ingresso nella stanza dei bottoni. E il potere comporta necessariamente passi indietro e compromessi. E’ disposto a scendere a compromessi?
Quando il movimento è nato, immaginava molto semplicemente di entrare nei consigli comunali a riprendere con la telecamerina i dibattiti e a svelare i loschi inganni del potere. Invece gli Italiani hanno deciso diversamente e li hanno trascinati al primo posto.
Dietro il voto a Grillo c’è il disperato desiderio di un cambiamento che non arriva. Uno schiaffo fortissimo alla tecnocrazia europea (le cui reazioni stizzite al voto dimostra che considerano la democrazia una scocciatura), alla sordità di un Paese che si è preoccupato solo di sistemare i vari Trota d’Italia dimenticandosi di tutti gli altri. Chi vive nel mondo reale sapeva benissimo che il Movimento avrebbe sfondato. L’esasperazione e la frase “voto Grillo” erano una costante dei discorsi pre-elettorali di noi gente comune.
Il popolo che lo ha votato, ha bisogno adesso del cambiamento. Troppo facile nascondersi dietro la scusa di non avere la maggioranza assoluta. Ha fatto lo stesso Berlusconi per giustificare vent’anni di disastri. E, poi, anche quando avrà la maggioranza assoluta dovrà fare i conti con la società, l’economia, la fattibilità delle proposte. La politica è fatta di compromessi. Lo sanno bene i sindaci 5 Stelle come Pizzarotti che alla fine ha dovuto ingoiare l’inceneritore per non far pagare penali salate ai suoi concittadini. Per dare mille euro ai disoccupati dovrà trovare milioni di euro e non basta azzerrare i finanziamenti pubblici a giornali e partiti.
Insomma Grillo ha davvero il coraggio e la forza di passare dal palco a Palazzo Chigi? Fra i motivi per cui non l’ho votato è perché dietro la rabbia non ho visto nessuna proposta concreta. Perché ho avuto l’impressione che i parlamentari grillini aspirassero più a rompere le scatole piuttosto che ad andare al governo. E noi non abbiamo bisogno di rompiscatole all’opposizione ma di rivoluzionari nella stanza dei bottoni. Io ho bisogno di avere prospettive di futuro non un puro scopri-scandali.
Se Grillo e il Movimento dimostrano concretamente, adesso, in questa legislatura, di essere il cambiamento che vogliamo vedere, di essere una grande forza e non solo i ciucciatori di matite dentro il seggio o gli scaccia-giornalisti da Piazza San Giovanni, io lo voterò volentieri.
Se la dirigenza del PD scalpiterà e perderà tempo di fronte alle proposte grilline tentando di ammodirle, allora il movimento avrà dimostrato di non essere lui l’ostacolo alla nuova Italia. Farà benissimo a far crollare tutto e ad andare al voto.
Ma deve dimostrare adesso di essere il cambiamento vero, perché adesso ha avuto l’occasione di provare a ribaltare tutto. Rinviare con la convizione di avere una maggioranza plebisciataria alle prossime elezioni potrebbe essere un errore. Bersani, in fondo, non ha fatto lo stesso ragionamento?