In campagna elettorale siamo abituati a sentirci raccontare tutto e il contrario di tutto, in una grande abbuffata di promesse, proposte, urla… La campagna elettorale diventa così il momento dove tutto è concesso.
Sicuramente non mi scandalizzo nell’udire proposte shock, slogan (poco) accattivanti o affermazioni infarcite di populismo; molto più fastidioso è invece sentire dichiarazioni inconfutabilmente false, volte a disorientare l’elettore e fargli credere ciò che non è.
Il giudizio e le scelte elettorali di ciascuno di noi sono basati su molti fattori diversi, primo tra tutti il modello di società che abbiamo in mente, che cerca (spesso con difficoltà) di trovare tra le varie proposte elettorali un vestito che, anche se non proprio cucito su misura, copra almeno l’essenziale.
Detto questo però, diventa sempre più difficile riuscire a distinguere ciò che è un opinione da ciò che è un fatto, e soprattutto riconoscere ciò che è vero da ciò che è falso. Ogni proposta elettorale o lettura della società attuale viene sempre condita con una serie di dati che tentano di dimostrare la validità delle proprie tesi… ma sono tutti attendibili? Siccome credo che a nessuno piaccia essere preso in giro, un controllo oggettivo sulla veridicità delle affermazioni su cui sono state cucite le varie proposte elettorali sarebbe un esercizio utile.
Hanno provato a farlo alcuni ricercatori di Pagella Politica, verificando, con fonti attendibili, quanto le dichiarazioni dei vari politici siano effettivamente basate su fatti e dati veritieri e dimostrabili. Ovviamente per fare questo non vengono analizzate le proposte in quanto tali, ma vengono selezionate esclusivamente dichiarazioni che si basino su fatti o numeri verificabili.
Pur non essendo statisticamente rilevante, il risultato ottenuto è certamente interessante.
Partiamo innanzitutto dalle affermazioni che sono state giudicate come completamente false: chi è il Pinocchio dei politici nostrani?
Tra i sei leader delle coalizioni che si presentano per governare il paese, spicca in positivo Pierluigi Bersani, con lo 0% di falsità acclamate.
Anche Oscar Giannino ottiene lo stesso risultato, ma è di ieri la polemica sul suo “falso” curriculum…
Simile risultato anche per Mario Monti, con una percentuale del 3%.
Un gradino più in alto si piazza Antonio Ingroia, con un 14% che risente però di un minor numero di affermazioni verificate.
Al secondo posto dei Pinocchi, Silvio Berlusconi: il 23% delle sue affermazioni si rivelano, ad un controllo accurato, false o errate.
E al primo posto? Ecco la sorpresa: Beppe Grillo. Pur volendo rappresentare la vera novità politica e proponendosi come colui che “libererà” l’Italia dai vecchi e non affidabili politici, le sue dichiarazioni prese in esame sono per il 26% completamente false. Qualche esempio? Uno a caso: “L’85% del debito non è in mano nostra, è in mano alle banche francesi, inglesi, tedesche“. Falso, la percentuale di debito in mano alle banche straniere è del 27,3%. Ancora una? E’ di pochi giorni fa: “In Italia ci sono 150.000 avvocati. Gli avvocati di Milano sono di numero maggiore di tutti gli avvocati della Gran Bretagna“. Falso: all’Ordine degli Avvocati di Milano sono iscritti 17.162 avvocati, mentre in Gran Bretagna sono 175.860, dieci volte tanto.
Vi sono poi molte dichiarazioni che si pongono in una via di mezzo: né completamente false, né completamente vere, ma comunque ingannevoli o incomplete. Se sommiamo anche questa fattispecie alle percentuali precedenti, otteniamo per differenza, sempre secondo i dati di Pagella Politica, un tasso complessivo di “affidabilità”.
La classifica che si ottiene si differenzia non molto dalla precedente: Monti ottiene un 81% di affermazioni vere/affidabili, Bersani un 74%. Seguono distanziati Berlusconi e Giannino, con un tasso di affidabilità del 50%, tallonati da Ingroia con il 43%.
Ultimo, Beppe Grillo, con un tasso di affidabilità del 37% (praticamente ogni 3 affermazioni, 2 sono false o non corrette). Mancanza di esperienza? Mancanza di competenza? Io credo che questo dato sia anche una conseguenza del fatto che il leader del movimento 5 stelle non abbia mai accettato interviste, dibattiti e confronti, preferendo invece i suoi monologhi urlati in cui non corre mai il pericolo di essere smentito da qualcuno.
Ognuno si faccia l’idea che vuole. Però occhio a tutti questi nasi lunghi.