Tamburi LontaniEcuador al voto: Rafael Correa il grande favorito

Dopo aver risollevato le sorti di un paese ridotto allo stremo dalle ricette neoliberiste, Rafael Correa cerca la terza rielezione per consolidare la Revolucion Ciudadana e continuare la costruzion...

Dopo aver risollevato le sorti di un paese ridotto allo stremo dalle ricette neoliberiste, Rafael Correa cerca la terza rielezione per consolidare la Revolucion Ciudadana e continuare la costruzione del Socialismo del Buen Vivir. Il presidente uscente gode del favore del suo popolo e vola nei sondaggi

Il prossimo 17 di febbraio gli ecuadoriani saranno chiamati alle urne. Il presidente uscente Rafael Correa, alla testa del movimento Alianza Pais – Patria Altiva y Soberana, cerca la rielezione per consolidare la Revolucion Ciudadana. Quel processo di radicale trasformazione sociale portato avanti da ormai sei anni, con l’obiettivo di costruire il Socialismo del Buen Vivir, che ha permesso all’Ecuador di rialzarsi dopo la lunga e buia notte neoliberale.
Infatti, alla fine del secolo scorso, lo stato andino si trovava letteralmente in ginocchio. Una grave crisi economica scatenata principalmente dall’assunzione della classica ricetta neoliberista – privatizzazioni selvagge, flessibilizzazione estrema del lavoro, svalutazione dei salari – a cui si andarono ad aggiungere la crisi finanziaria dell’epoca e il drastico calo del prezzo del petrolio di cui l’Ecuador è da sempre grande esportatore, che provocarono pesanti ripercussioni sulla vita della popolazione.

Secondo dati Unicef, in soli cinque anni – dal 1995 al 2000 – triplicò il numero dei poveri ( da 3 a 9 milioni) mentre il Prodotto Interno Lordo crollò del 31%. Il numero degli indigenti totali raddoppiò passando da 2 a 4 milioni di persone. A siffatta situazione vanno poi sommati gli effetti nefasti della dollarizzazione del paese avvenuta nel 2000 per mano del governo guidato da Jamil Mahuad. Facile intuire che l’abbandono della propria moneta nazionale, nel caso ecuadoriano il Sucre, rese lo stato andino maggiormente vulnerabile oltre che esposto ai capricci del capitale transnazionale.
Inoltre, in appena due anni, l’Ecuador sulla scorta dei “consigli” imposti da Banca Mondiale e Fondo Monetario Internazionale pagò pagò 75 miliardi e 908,2 milioni di dollari di debito estero. Debito che però raddoppiò passando da 6.633 a13.564,5 milioni di dollari per effetto degli interessi e della persistente recessione economica che faceva contrarre il Prodotto Interno Lordo. Il lettore italiano abituato a fare i conti con recessione e austerità, troverà delle sinistre assonanze.

Poi vi fu l’ascesa al potere di Rafel Correa alla testa del movimento Alianza Pais e lo scenario mutò. Correa, economista laureatosi negli Stati Uniti d’America e specializzato sugli effetti devastanti del neoliberismo sulle economie dell’America Latina, sulla scorta dell’esperienza del Venezuela Bolivariano di Hugo Chavez, attuò un programma di governo basato su riforme radicali del sistema politico ed economico, che permisero all’Ecuador di rialzarsi in piedi e diventare nel 2012 la seconda economia più dinamica dell’America Latina dietro il Perù, con un Prodotto Interno Lordo in costante crescita nonostante la grave crisi economica che attanaglia gran parte del mondo occidentale e si riverbera sull’intero complesso dell’economia mondiale.

L’Ecuador governato da Correa negli ultimi sei anni ha combattuto in primo luogo contro la povertà attraverso il “Plan Nacional del Buen Vivir”, avendo come principio e fine dell’attività economica non più il profitto ma l’essere umano. I risultati registrati da tale politica hanno, in primis, visto la povertà estrema scendere al 10% nel 2012, a fronte del 38% che si registrava ancora nel 2006 al momento dell’ascesa al potere dell’attuale presidente. Inoltre lo stato andino, utilizzando sapientemente la leva della spesa pubblica è riuscito a stimolare l’economia e affrancarsi dalla dipendenza da esportazioni di petrolio. Con i profitti provenienti dalle esportazioni del greggio che non vanno più a ingrossare i già straripanti forzieri delle compagnie petrolifere straniere, ma utilizzati per finanziare la costruzione di nuovi alloggi popolari, sradicare la piaga del lavoro minorile, permettere a tutti i cittadini ecuadoriani di essere curati gratis in strutture pubbliche.

Insomma, il nuovo Ecuador ha recuperato dignità e sovranità dopo la lunga e buia notte neoliberale. Per questo Rafel Correa vola nei primi sondaggi diffusi in vista della prossima tornata elettorale: nelle intenzioni di voto, Alianza Pais è al 49%, mentre l’avversario più vicino, l’ex banchiere Giullermo Lasso alla guida del movimento di destra Creo è accreditato del 18%. Evidentemente gli ecuadoriani, che hanno ancora negli occhi gli orrori del liberismo sfrenato, hanno intenzione di consolidare attraverso il voto popolare la Revolucion Ciudadana e la costruzione del Socialismo del Buen Vivir.

Articolo scritto per Net1News.org

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